Regia: David Fincher
Spinto dalla curiosità nel vedere il suo chiacchieratissimo twist finale, ieri sera mi sono visto (dopo un’accurata registrazione) The Game, terza pellicola del maestro dei colpi di scena David Fincher reduce dal successo di quel capolavoro di Se7en.
E dire che la cosa che mi ha convinto di meno è proprio il finale non è un errore.
Un importante finanziere di San Francisco, depresso e monotono (e ancora traumatizzato per la morte del padre avvenuta quando lui era un pargolo), riceve dal viziato fratello, come regalo di compleanno, un invito ad un particolare gioco riservato solo alle classi più alte della società. Dapprima dubbioso, decide dopo pochi giorni di iscriversi, completamente all’oscuro della reale natura del gioco.
La sera stessa, a sua totale insaputa, inizierà questa misteriosa attività: il nostro verrà coinvolto in sparatorie, stanze d’albergo ricolme di foto porno e cocaina, indizi lasciati qua e là, taxi che volano in mare e molto, molto peggio.
Dopo essere stato drogato e trasportato non si sa come in Messico, il nostro farà ritorno in città assetato di vendetta e, brandendo una 44 magnum, si dirigerà verso la sede del gioco, ma qui….ci vediamo alla postilla Spoiler 👇.
È incredibile come questo film citi e sarà da spunto a classici della filmografia statunitense: Michael Douglas in un ruolo simile al Gordon Gekko che fu in Wall Street, le mirabolanti fughe nella notturna città in pieno stile scorsesiano riprese da Fuori Orario, gli inseguimenti per le pendenti strade di San Francisco molto simili a quelli di Basic Instinct, la sconosciuta setta e i suoi macabri riti che ricorda inizialmente quella che scopriremo due anni più tardi con l’ultimo controverso capolavoro di Stanley Kubrick, Eyes Wide Shut.
Tornando al film in sé, la pellicola è una bomba a orologeria di tensione e azione e in quasi 100 minuti (levando inizio e finale) succede veramente di tutto, manco fosse Una Notte Da Leoni. Merito di una mano registica indubbiamente esperta e di un Michael Douglas calato nella parte.
Ma veniamo al fatidico finale.
[SPOILER]….Ma qui scoprirà, subito dopo aver tentato il suicidio, che tutto il gioco messo in atto altro non era che uno scherzo gobbo organizzato proprio dal fratello del protagonista per fargli capire che la vita non è solo lavoro e che ogni minuto di essa non deve essere sprecata rimuginando il passato. Mah!
Forse ci poteva essere anche un modo un po’ più soft che imbelinarlo dentro una macchina chiusa in mezzo all’oceano, no?
E se il nostro si fosse suicidato ancor prima di arrivare al traguardo?
Troppo artificioso e forzato, non sorprende bensì ammacca un’opera più che buona. Peccato [FINE SPOILER]
Nel ruolo del fratello Sean Penn (attore che detesto), che fortunatamente si vede solo tre scene.
UN BUON THRILLER METROPOLITANO DIRETTO E INTERPRETATO OTTIMAMENTE, CHE DOPO ATTIMI DI TENSIONE ALLE STELLE SI ANNACQUA CON UN FINALE POCO CONVINCENTE.
RIMANE COMUNQUE UN OTTIMO PRODOTTO TARGATO FINCHER.
Giudizio complessivo: 7.5
Buona visione,
Vero, il finale delude. Se si fosse gettato due metri più a destra sarebbe morto davvero. Non regge.
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