Regia: Robert Scott
Direttamente dagli “Inediti in Italia”, ecco un filmaccio amatoriale indie diretto dall’esordiente futuro regista di Alien e Il Gladiatore, Ridley Scott.
Ma sorvoliamo parlando del film partendo, ovviamente, dal prologo.
Due fattorini trasportano uno scatolone fino alla casa del presunto destinatario, uno scrittore in procinto di entrare in coma etilico.
Il contenuto del cartonaceo pacco con la scritta FRAGILE è un arcaico televisore più vecchio del Mivar a casa dei nonni, il quale però viene inizialmente rifiutato dallo scrittore ma, dopo un acceso dialogo, verrà fatto entrare nella dimora.
Accendendolo, però, dal tubo catodico usciranno dei terrificanti mostri con la pelle cadente: No, la TV non è messa su Pomeriggio Cinque, no; i mostri in questione sono degli orribili zombie putrefatti (fatti incredibilmente bene per essere un film low budget) che aggrediranno e violenteranno il povero padrone di casa, disteso tranquillamente sul letto con una bottiglia di Jack Dan (per copyright non posso continuare) in mano.
Tre mesi dopo, la casa sarà acquistata da una famigliola (genitori, figlio e figlia).
I primi a fare visita al luogo sono i giovani figli adolescenti che, tra incontri con bizzarri vicini e rollamenti della maggiorana dell’amicizia, troveranno dopo poco tempo il fatidico televisore e ovviamente lo accederanno, rigenerando così quella schiera di non-morti cacciatori di carne umana.
Fortunatamente arriverà (anche se leggerissimamente in ritardo visto che ormai il quartiere è stato brutalmente decimato dagli zombi) il vecchio proprietario dell’oggetto maledetto, il classico stereotipo del cowboy delle sigarette Marlbo (dannato copyright) pieno di sé che sembra un esperimento genetico tra Donald Trump e John Wayne.
Grazie all’aiuto di questo personaggio, i giovani protagonisti cercheranno di sconfiggere con tutti i mezzi disponibili (frecce, motoseghe, bastoni da trekking sul Gran Sasso) la gang dei morti viventi, i quali hanno come talloni d’Achille il classico colpo in testa created by George Romero e gli specchi (?).
Dopo un [SPOILER] tragico [FINE SPOILER] finale, l’unica superstite verrà ricoverata in ospedale, dove le faranno visita i genitori [SPOILER] portandole un gradito dono: la famigerata televisione Mivar [FINE SPOILER].
Partendo con aspettative non molto alte, mi sono dovuto ricredere trovandomi davanti ad un riuscito horror classico, uno splatter che sa di Anni 80 più di Gazebo che canta I Like Chopin.
Tralasciando alcune perplessità (lo zombie di colore blu? Ma cos’è: La notte dei puffi viventi?), la pellicola raggiunge il top del trash verso metà, con due scene esilaranti ambientate in un fitto bosco: un assurdo dialogo sul perché il cowboy non possa chiamare il ragazzo con il suo vero nome ma con il fastidioso nomignolo “Ehi, boy!” e il seguente massacro di uno zombie con motosega che raggiunge quasi la stessa demenzialità dello Splatters di Lord Jackson.
La recitazione non è da Accademia d’arte drammatica ma, visto che il film è stato fatto con gli stessi soldi del mio futuro stipendio da disoccupato, ci può stare.
Finale veramente da applausi, in pieno stile Ai confini della realtà o dei più teneri Piccoli brividi.
UNO ZOMBIE MOVIE INEDITO E SCONOSCIUTO AI PIÙ (abitanti di Plutone, lo avete visto?), CHE PERÒ DOVREBBE ESSERE RISCOPERTO, SOPRATTUTTO DAGLI AMANTI DELLE VHS E DELLO SPLATTER VECCHIO STILE.
Giudizio complessivo: 7.5
Enjoy,
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