Regia: Mark Christopher
L’epoca d’oro della Disco Music, signori! Anni di spensieratezza, di grande musica e di fiumi di stupefacenti a go go: questo sconosciuto Studio 54, visto su Sky Cinema Cult (l’avrò visto solo io, il regista e il montatore ma etichettato come Cult…ok) per via del mio amore nei confronti di questo genere musicale ormai morto e decomposto (ma, da buon fedele, spero in una resurrezione), mostra l’ascesa e il declino di uno dei templi più sacri di questo periodo: la discoteca Studio 54 di New York.
Covo prediletto da Vips (dallo stilista Fiorucci al “ciuffo bianco” Warhol, da Art Garfunkel fino all’attuale Presidente degli Stati Uniti Donald Trump), lo Studio 54 è un luogo magico ed inaccessibile, ma allo stesso tempo effimero e dominato dai vizi di una certa classe sociale (ricchi di merda!).
All’interno di questo mondo tutto rosa e coca, assistiamo ad alcune storie in stile fiction tipo Centovetrine: Shane (Ryan Philippe), il protagonista, è un ragazzotto di periferia che viene, per puro caso, scelto prima come cameriere e poi come barman del locale e qui conoscerà una famosissima attrice (la Neve Campbell di Scream) con la quale avrà una fugace love – story (“Io sono una famosa attrice di Hollywood, tu un cameriere squattrinato….non potrebbe mai funzionare bla bla bla bla”) e ovviamente questa sua “nuova vita” lo allontanerà dalla sua famiglia; una coppia (Breckin Meyer e sua patatosità Salma Hayek), lui cameriere ma che aumenta l’esiguo salario spacciando sottobanco pasticche ai clienti e lei con il sogno di diventare una diva come Diana Ross, che nel bene e nel male cerca di tirare avanti e, magari, sposarsi; infine Steve (Mike Myers, alias Austin Powers), eccentrico proprietario del locale, sempre assuefatto da alcool o droghe e di un cinismo spietato, che vivrà nella sua illegale campana di vetro fino a quando la polizia non farà irruzione nello Studio 54 la serata di Capodanno…..
Un anno dopo che Steve è uscito dal carcere (1981), lo Studio 54 organizzerà una serata speciale per Steve con tutti i suoi ex amici, ma ormai tutta quella goliardica atmosfera Anni 70 è solo un lontano ricordo….
Basandosi sulla veritiera parabola dello Studio e di Steve Rubbel (morto di AIDS nel ’89), Christopher scrive e dirige una pellicola dove la semplicità della sceneggiatura non sfocia nella banalità e i 90 minuti di durata vanno che è un piacere, grazie anche al riuscito cocktail di vari generi (commedia, dramma, musical).
Bravi i giovani attori ma istrionico Mike Myers, caposaldo della comicità Anni 90 made in America che dopo il floppone di Love Guru non ha più fatto nulla, qui regala una grande interpretazione tra il drammatico e il grottesco (lontana quindi dai siparietti comici del Saturday Night Live) che, pur risultando magari eccessiva, offre momenti di puro cinismo (ma infatti, Myers è noto nell’ambito come un gentilissimo pezzo di merda).
Fiore all’occhiello del film è, ovviamente, la colonna sonora e citiamo solamente: gli Chic, Sylvester, i The Miracles, Diana Ross, gli Odyssey, Dan Hartman, i Rose Royce, i Gibson Brothers e tanti altri….
Solo una parola per questo soundtrack: ORGASMO!
Pur non arrivando ai livelli di un capolavoro come La Febbre del Sabato Sera (i Bee Gees sono religione, punto e basta (senza offesa per Gesù, Buddha o Giacomo Poretti)), Studio 54 è una colorata cronaca di quei luccicanti anni dorati.
FILM SENZA TROPPI FRONZOLI (distribuito da quel purcellon di Harvey Weinstein) CHE TI FA TRASCORRERE UNA SERATA IN PIENO RELAX.
CONSIGLIATO AGLI AMANTI DELLA DISCO MUSIC E DEL VINTAGE.
SCONSIGLIATO A CHI ODIA LA DISCOTECA (vedere un’ora e mezza di discoteca non gli farà bene ai nervi).
Giudizio complessivo: 7.9 (come l’anno in cui è ambientato)
Buona visione,