Regia: Peter Weir
I reality show sono una
realtà che, anno dopo anno, è riuscita ad affermarsi e ad entrare nella cultura
Pop, specialmente nel fronte USA dove sono particolarmente seguiti.
Peter Weir si interroga su
come questa forma di intrattenimento si possa evolvere nel futuro e quali
conseguenze possa comportare: nasce così il Truman Show, un programma che vede
come protagonista Truman Burbank, un uomo che, dalla nascita, vive in un enorme
set televisivo costruito sulle sembianze di un paese reale. A sua insaputa è il
protagonista della trasmissione e viene seguito 24h/24 dalle telecamere, con
milioni di spettatori connessi ogni secondo.
Per Truman però, ignaro di
tutto, la vita non è così male. Vivere in un mondo fittizio ha i suoi vantaggi,
come l’assenza di criminalità e la possibilità di avere una vita facile ed
agiata, sotto un certo punto di vista. Il castello di carte però inizia a
vacillare quando, per un guasto tecnico, cade dal cielo (artificiale anche
questo) un riflettore della luce, sfiorando di poco Truman che, vedendolo,
inizia a mangiare la foglia.
Da quel momento cercherà di
capire cosa non va e troverà sempre più incongruenze, dalla ciclicità delle
azioni compiute dalla popolazione di attori all’impossibilità di lasciare l’isola
per un motivo o per l’altro.
Parto col dire che Jim
Carrey è semplicemente perfetto per il ruolo di Truman: riesce ad essere
simpatico e carismatico, pazzo quando serve e simpatico all’occasione. Non
potremo che stare dalla sua parte e sentirci intrappolati con lui nello show
più popolare del mondo.
Ed Harris è Christof (nome non casuale), l’autore
del programma, un uomo cupo ed introverso, con una vena dittatoriale e che
crede profondamento nel progetto, convinto che la gente, vedendo Truman, si
senta meno sola. Qui viene introdotta la prima tematica importante del film: il
ruolo del reality nella società. Se questi da una parte fanno compagnia alla
gente, dall’altra sicuramente comportano una visione distorta della realtà, la
visione di un modo fatto solo di gente per bene e dominato dalle pubblicità.
Da qui la seconda tematica: la
pubblicità. Durante il film saranno presenti dei finti product-placement,
ovvero inserzioni pubblicitarie fatte dagli stessi attori per sponsorizzare un
prodotto durante il Truman Show. Questa tecnica qua ovviamente viene esagerata
per renderla evidente agli occhi dello spettatore ma, nella tv reale, questa è usata quotidianamente e riesce quasi a fare un lavaggio del cervello
se non si è in grado di capirla.
Terza e ultima tematica (almeno tra le principali) è
la finzione della Tv. Il programma, oltre che ad essere una farsa costruita
attorno a Truman è anche una farsa per lo spettatore. Quello che il pubblico
crede sia spontaneo è infatti, spesso, programmato all’origine. Mi spiego
meglio, in una scena particolarmente toccante della pellicola Truman ed il suo
migliore amico Marlon sono seduti in un cantiere a parlare e noi vedremo che le
parole dette dall’amico non sono spontanee ma suggerite tramite un auricolare
da Christof.
Truman viene ingannato, ma
anche il pubblico fittizio che segue da casa viene ingannato, così come veniamo
raggirati noi ogni volta che guardiamo la tv nella realtà. La maggior parte dei programmi
sono decisi a tavolino e guardarli senza esserne consapevoli porta sicuramente
ad un appiattimento culturale.
Per quanto riguarda il
comparto tecnico del film vorrei spendere due parole sulle riprese. Essendo un
finto reality si presuppone che il mondo dello studio tv sia invaso da
telecamere ed infatti molte delle riprese verranno fatte con le telecamere
nascoste in giro: riprese dal cruscotto della macchina, dal bottone della
giacca o da altre videocamere nascoste; il tutto conferisce al film un tocco
quasi di Mockumentaristico (esiste come parola?) che rende il tutto ancora più
interessante.
Mi sono dilungato molto sul
significato del film e forse poco sulla sostanza, ma questo è uno di quei film
che riesce a farti riflettere anche molto tempo dopo averlo visto e che, se
capito e compreso nella giusta ottica, può insegnarci qualcosa di importante.
Consigliatissimo a
chiunque, un film che non può mancare in nessuna collezione.
Giudizio complessivo: 9.8
Buona Visione,
Stefano Gandelli
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