Regia: Pietro Germi
Marcello Mastroianni è uno dei pilastri del cinema nostrano e questo Divorzio all'Italiana ha di certo contribuito a diffondere nel mondo il nostro personale modo di concepire la settima arte.
La storia è ambientata ad Agramonte, una fittizia città siciliana che ricalca, in modo ironico, la mentalità dell'epoca dove l'onore era al primo posto e tutto il paese era come una grande famiglia dove tutti sapevano tutto. In questo ambiente vive Fefé, un barone ridotto al lastrico che si innamora perdutamente della cugina sedicenne Angela, nonostante lui sia già sposato con Rosalia, una donna che lui detesta con tutto il cuore, tanto da immaginarla sempre morta in ogni circostanza.
Dal momento che in quegli anni (stiamo parlando di una pellicola del 1961) il divorzio non era contemplato dalla legge italiana, era frequente il ricorso al delitto d'onore, ovvero l'omicidio del partner in seguito ad un tradimento da parte di questo. Il piano di Fefé è quindi semplice in teoria: incastrare la moglie in modo da avere un pretesto per assassinarla. Ovviamente però non tutto sarà così facile e il barone dovrà ingegnarsi per riuscire a raggiungere il prorpio obiettivo.
Divorzio all'Italiana è un film divertente ma non troppo, nel senso che i toni buffi sono spesso alternati a sequenze che ricordano più un thriller in stile Il Delitto Perfetto, senza però risultare un'accozzaglia di generi mal pensati. Il diabolico piano di Fefé ci renderà partecipi della vicenda e fino all'ultima inquadratura non è chiaro quale sia il finale che il regista ha pensato per noi.
Visivamente il film è ben fatto, riesce a sfruttare appieno sia la luce fioca deli interni che il sole cocente che illumina le bianche case del paese, creando spesso un contrasto cromatico tra l'oscurità della casa (vista come prigione dal protagonista) e la città (vista invece come teatro nel quale applicare il suo piano per sbarazzarsi di Rosalia).
Ottimo anche il restauro effettuato per l'edzione Blu-Ray, altamente consigliato per godersi appieno l'opera (è un parere sincero, non sono stato pagato da nessuno per dirlo...purtroppo!).
Mastroianni poi è perfetto per interpretare il siciliano geloso, un ruolo che gli calza a pennello grazie anche alla sua eleganza e classe, tipica di film usciti in quegli anni come La Dolce Vita o 8 1/2, entrambi del maestro Fellini. Anche gli altri protagonisti sono calzanti nei vari ruoli e, tra i vari, si fa notare una giovanissima Stefania Sandrelli, allora ancora agli esordi.
Per quanto riguarda il significato del film, penso sia una presa in giro non solo del sistema giudiziario italiano ma anche della nostra stessa mentalità. Seguendo il detto fatta la legge, fatto l'inganno Pietro Germi realizza un film incentrato sul modo per raggiungere i propri scopi ad ogni costo, cercando di raggirare la legge e arrivando anche ad umiliare sé stessi.
Uno dei film più rappresentativi del cinema nostrano da vedere almeno una volta nella vita se si vuole capire la storia del cinema nazionale e non. Consigliatissimo.
Giudizio complessivo: 8.7
Buona Visione,
Stefano Gandelli
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