Regia: Vari
Classico Disney numero 13, è uno tra i lavori più conosciuti della casa cinematografica statunitense, uno di quelli che è riuscito a farsi apprezzare solo dopo diverso tempo dalla data di uscita
L'impronta surrealista ed astratta del lavoro ispirato al romanzo di Lewis Carroll è infatti enorme e, se negli anni '50 questo tipo di opera poteva non essere capito, durante gli anni '60 e '70 era assolutamente al passo coi tempi, assieme ad altre opere psichedeliche come Yellow Submarine, Il Pianeta Selvaggio o Fantasia. Il successo postumo di Alice nel Paese delle Meraviglie dura ancora oggi però, specialmente grazie all'adattamento live-action con Johnny Depp che ha strega(t)to migliaia di giovani fan.
Per quanto mi riguarda però, credo che questo film di culto, se vogliamo, abbia ricevuto troppa attenzione, come spesso accade in questi casi. A ben vedere infatti questa pellicola ha principalmente un difetto: la stupidità. La storia è quella di Alice che, durante un sogno, finisce in un mondo fantastico pieno di cose buffe che fanno azioni perlopiù senza senso; la reazione della giovane ragazza alla maggior parte delle situazioni sarà quella di comportarsi come una bambina stupida, prendendo sempre le decisioni più sbagliate e cacciandosi sempre in mille guai.
Lo so, lo so, è un cartone animato pensato per un pubblico di bambini, diranno alcuni. Personalmente non la vedo così, o almeno, questo non penso sia un buon motivo per creare un prodotto mediocre. La Disney è in grado di creare film per bambini dove i personaggi hanno comunque uno spessore e le loro azioni seguono una logica ben precisa (si veda il Gobbo di Notre Dame, La Bella e La Bestia o Robin Hood) ma, in Alice questo tassello manca e ogni azione è senza senso.
La struttura narrativa è infatti composta da diversi segmenti accostati tra loro che, tranne in un lieve ricongiungimento alla fine, restano assolutamente slegati tra loro e privi di senso. Lo Stregatto, il Brucaliffo, il Cappellaio Matto e tutti gli altri personaggi risultano simpatici forse per i primi cinque secondi, diventando invece in poco tempo odiosi e fastidiosi, specialmente il Cappellaio Matto che, personalmente, ho detestato dall'inizio alla fine.
Ovviamente mi rendo conto che questo film possa piacere, conosco diverse persone che lo adorano e su internet ci sono altre recensioni assolutamente entusiaste. Personalmente non mi è piaciuto, l'ho trovato noioso, pretenzioso e sopravvalutato. Prendete tutto quello che ho scritto come un parere personale e fatemi sapere se sono l'unico a pensarla così.
Consiglio la visone a chi vuole scoprire un'opera che, comunque, ha fatto la storia dell'animazione ma mi sento di suggerire anche la visione di una delle sue trasposizioni cinematografiche più strane ed affascinanti, ovviamente quella di Jan Svankmajer.
Buona Visione,
Stefano Gandelli
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