Regia: Paolo Genovese
Dopo il grandissimo ed inaspettato successo di "Perfetti Sconosciuti", Paolo Genovese torna al cinema con questo "The Place".
Si tratta di un film estremamente particolare, audace e sperimentale, per questo Genovese ha sfruttato intelligentemente questa ondata di popolarità, per realizzare qualcosa di poco commerciale senza fallire al botteghino.
Come il film precedente, questo si rivela essere una boccata d'aria fresca al cinema nostrano che, con due/tre film all'anno, dimostra di voler ancora tornare ad essere cinema di qualità ma soprattutto originalità.
Anche in questo caso si tratta di un film veramente difficile perché, a causa della sua singolarità, si muove durante tutta la sua durata su di un sottile filo teso tra due grandi bivi: nel primo si rivela essere un pessimo film, completamente assurdo, noioso, presuntuoso ed irritante, dall'altro invece si rivela, come poi è stato per "Perfetti Sconosciuti", un autentico gioiellino che emoziona, appassiona, coinvolge.
Ecco, "The Place" si accontenta, forse per paura di saltare nella parte sbagliata e quindi correre un rischio, di riuscire a stare in piedi sul quel filo ed arrivare al traguardo senza strafare.
Ciò lascia lo spettatore un po' con l'amaro in bocca perché il film aveva tutte le carte in regola per poter diventare un capolavoro ma come ho detto prima si accontenta, si accontenta di essere semplicemente un film piacevole che ha come grande pregio quello di spronare, anche se mai troppo, le menti degli spettatori.
Quello che è ormai certo, vista questa ennesima conferma, è la grande maestria, professionalità ed ambizione con la quale Genovese gira ogni suo film, in particolar modo questi ultimi due nei quali si è saputo muovere in luoghi ristretti e situazioni difficili, in maniera precisa, fluida e coinvolgente.
Nel cast poi spiccano nomi come quello di Giallini, Mastandrea, Papaleo, Ferilli e Lazzarini ed altri; interpreti straordinari che rappresentano buona parte dell'attuale cinema italiano, quello di qualità.
Ho apprezzato particolarmente la fotografia: colori scuri, tristi, stanchi, in alcuni casi risultano quasi accennati, insomma una fotografia sicuramente inusuale nel nostro cinema ma che rispecchia ed esalta perfettamente l'atmosfera e lo spirito del film.
Purtroppo non posso dire lo stesso della sceneggiatura che, tra varie forzature, in alcuni casi funzionali in altri necessarie, si fa strada accompagnata da un ritmo molto lento che, in più casi, rischia di cadere nel noioso e di trascinare il film nella ripetitività, rischio fortunatamente sempre scampato. Il problema più grosso sono però i dialoghi che la compongono: da un film del genere, che si regge quasi completamente su di essi, ci si dovrebbe aspettare qualcosa di più.
Intendiamoci, i dialoghi non sono scritti in malomodo, anzi sono abbastanza buoni e scritti in maniera intelligente e ben elaborara, il punto è il loro contenuto che non mi ha soddisfatto quanto avrebbe dovuto.
Durante tutto il film ho aspettato che in mezzo a tutte quelle parole disposte ottimamente ma banali e, dopo un po', prevedibili, spuntasse fuori una frase d'impatto, di quelle che ti lasciano a bocca aperta per la loro potenza, il loro suono ed il loro significato. Ed invece niente... il film finisce e una piccola insoddisfazione rimane dentro di me.
Per concludere.... un film sulle seconde possibilità, su quelle perse, sul destino, sulla difficoltà della vita, sull'ipocrisia e su tanti altri temi importanti.
Niente però è sviluppato totalmente, il film emoziona il giusto anche se comunque rimane per questo aspetto alquanto dimenticabile, ma in generale gradevole e più che sufficiente.
Giudizio complessivo: 6,5
Buona visione,
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