Regia: Martin Scorsese
Questo bizzarro cortometraggio di soli 5 minuti e 35 secondi altro non è che l’ingresso alla settima arte di uno dei più influenti registi della storia del cinema: sua mafiosità Martin Scorsese!
9 anni prima di far girare uno stralunato tassista (un magistrale Bob “faccina con le labbra calanti” De Niro) per le vie della sua New York, quel capellone di Scorsese ha realizzato questo The Big Shave, un’opera completamente amatoriale targata 1967 che mostra già tantissime caratteristiche che verranno utilizzate in futuro dal regista italo – americano.
Ma cosa ci mostra questo The Big Shave? (scusate se uso sempre il titolo originale ma La grande Rasatura non si può sentire, sembra un processo nel quale serve una mietitrebbiatrice).
Con in sottofondo una musica in stile Frank “The Voice” Sinatra (e già l’atmosfera della New Apple si fa sentire in pieno) ci viene mostrato nei minimi dettagli un candido bagno colmo di piastrelle bianche tipico di un lussuoso loft di un giovane yuppie newyorkese.
E infatti, dopo pochi secondi, farà tappa nel cesso (volevo usare un sinonimo, sennò sempre a dire bagno) un trentenne che si sta preparando per la faticosa giornata lavorativa: entrato nel WC, si lava la faccia, si leva la canotta, si riempie il mento e il collo con della sofficissima schiuma da barba e inizia a tagliare, e a tagliare, e a tagliare….
L’ultima cosa che vedremo tagliare (e la vedremo per ben tre volte, ripresa da tre diverse angolature) è la gola del ragazzo e lentamente tutto ciò che prima era di un candido bianco familiare a tutti noi ora è ricoperto da un fiume di sangue che, goccia dopo goccia, scende sul petto del giovane suicida….
L’arma del delitto (probabilmente un Gillette) gocciolante viene riposta sul bordo del lavandino, parte un assolo di sax (dirige l’orchestra il maestro Beppe Vessicchio) e lo schermo si tinge di rosso (rosso, rosso pompeiano, arancio aragosta, viola, viola addobbo funebre, blu tenebra 😃).
Variegate possono essere le interpretazioni: dal tema del suicidio a quello della monotonia, fino a quello dello stress quotidiano.
Su parola del regista, però, il corto altro non è che una critica alla Guerra del Vietnam (scoppiata in quegli anni): «Sono quasi riuscito a convincermi che si trattava di un film contro la guerra del Vietnam, che quel tizio che si rade meticolosamente e finisce col tagliarsi la gola era un simbolo dell'americano medio di quei tempi. Avevo anche pensato di chiudere con immagini d'archivio del Vietnam, ma erano inutili»
Interpretazioni o non, le immagini colpiscono come un inaspettato pugno nello stomaco lo spettatore, il quale non può non essere incuriosito da ciò che sta succedendo sullo schermo e non vede l’ora di sapere come andrà a finire.
Il montaggio fulmineo e le sequenze enormemente splatter diverranno poi marchi di fabbrica nella filmografia di Scorsese.
UN CORTOMETRAGGIO VIOLENTISSIMO E FUORI DI TESTA, CHE DA UNA PARTENZA APPARENTEMENTE TRANQUILLA ARRIVA IN TERRITORI CHE SOLO LA MENTE MALATA DI SCORSESE POTEVA ARRIVARE.
Ps: Non vi farete più la barba con la stessa tranquillità….
Buona visione,
Cortometraggio completo