Mr. Mercedes


Autore: Stephen King

E niente, nel 2014 il Maestro King decide di tuffarsi nel poliziesco e ovviamente fa ancora una volta centro.

Che poi, ad essere precisi, questo romanzo andrebbe inserito nella categoria “hard boiled”, che King sembra aver studiato piuttosto bene, dal momento che quasi tutti i tratti caratteristici li ritroviamo nelle vicende narrate in Mr. Mercedes.

Cambia quindi in parte il genere, rispetto ai suoi classici romanzi, ma non cambiano le abitudini e le peculiarità che lo contraddistinguono, rendendolo riconoscibile anche solo leggendo poche righe prese a caso senza vedere la copertina.

E mi riferisco in particolare ai soliti piccoli spoiler (che poi come ho già detto in altre recensioni, veri e propri spoiler non sono), a quelle (solitamente macabre) piccole anticipazioni che smorzano subito l’emozione o il tentativo di affezionarsi ad un personaggio che poi non sempre si rivelerà essere fondamentale per la storia. Come il povero Keith Frias che durante la fila al centro per l’impiego, lo si scorge scambiare qualche battuta con la folla anche se ”presto si sarebbe ritrovato con il braccio sinistro tranciato di netto” o come il meno fortunato Wayne Welland intento a borbottare qualcosa agli altri attendenti “ormai negli ultimi attimi della sua esistenza terrena”.

Le descrizioni degli ambienti e degli scenari attraverso i quali si svolge la storia (che riassunta in breve la si può liquidare come “Il vecchio poliziotto in pensione che dà la caccia all’uomo che si è gettato sulla folla guidando una Mercedes”) sono perfette e sagaci (“camere grandi quanto le promesse di un candidato elettorale”) e in alcuni casi sembra proprio di trovarsi sul posto, non faticando ad immedesimarsi in uno dei protagonisti.

Protagonisti che, come di consueto, vengono introdotti e caratterizzati in maniera impeccabile, svelando via via tratti del proprio carattere che aiutano nella comprensione di alcune imprevedibili reazioni e che consentono di immaginarsi le figure appena descritte come se ce le avessimo effettivamente davanti. Il detective anzianotto con la panza, il ragazzo con problemi familiari pallido e sudaticcio, il giovane “colorato” amante dei pc e delle ragazze bianche, la ricca ereditiera elegante e vogliosa di rimediare alla lunga astinenza sessuale e la cugina mezza schizzata da cui presto dipenderà la sorte di migliaia di persone sono solo i più importanti per quanto concerne lo svolgimento della vicenda, ma pure quelli per così dire secondari (vedi per esempio la madre ubriacona) non vengono assolutamente tralasciati, permettendo così di avere una più che ampia e chiara visione dei rapporti creatisi nella piccola comunità scelta per l’occasione.

Apprezzabili poi le autocitazioni che si possono scorgere tra le righe, con particolare riferimento a Christine e a IT, che rimandano a quel signore chiamato Tarantino che, cinematograficamente parlando, ci ha quasi costruito una carriera autocitandosi di continuo senza cadere nel ridicolo. 

Il ritmo è sempre piuttosto sostenuto e non consente pause nella lettura, con un’impennata nella parte finale che vien via in un attimo. Ed è qui che però si manifesta un pizzico di delusione per come si svolge la vicenda, dal momento che tutto sembra andare come deve, senza quel guizzo in più che da King uno si aspetta. Ma per fortuna quell’ultimo paragrafo, anzi quell’ultima riga in particolare, riesce a stravolgere tutto, catapultandoci verso altri due sequel dei quali, prima della lettura, non conoscevo l’esistenza.

Un King quindi un po’ diverso, ma non per questo meno intrigante.

Ci risentiamo coi prossimi capitoli! 

Giudizio complessivo: 7.7
Enjoy,







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