Regia: Lars Von Trier
Terzo ed ultimo capitolo della Trilogia del Cuore D'Oro, trittico cinematografico che ci mostrarà individui di natura buona e gentile che vengono oppressi da un mondo crudele e spietato.
Vedere Dancer In The Dark mi ha aperto un mondo, mi ha fato capire cosa volesse realmente dire il signor Von Trier con il suo Dogma 95 e cosa realmente intedesse come cinema nudo e crudo. Guardare questa pellicola con la voglia di vedere qualcosa di visivamente accattivante è un grave errore in quanto saremo di fronte a riprese in bassa qualità ottenute, nella maggior parte dei casi, con una camera a mano traballante che ci farà provare il disagio e l'instabilità della protagonista, affetta da una malattia degenerativa che porta alla cecità.
L'uso della camera serve quindi da un lato per farci immedesimare con la confusione visiva di Bjork, la diva del film, dall'altro per far risaltare le scene prettamente musicali (perchè si, Dancer in The Dark è un musical) nelle quali la protagonista può liberare il suo vero io mentre centinaia di telecamere fisse riprendono le coreografie perfette e non traballanti, segno che la fantasia della giovane donna è ciò che la tiene in vita e ciò che la fa continuare, nonostante le mille difficoltà.
Attenzione: SPOILER
Come appena detto, è un musical, ma molto atipico ovviamente. Le scene di canto infatti non avverrano mai realmente ma saranno sempre nella testa della protagonista, Selma, incapace di tirare fuori gli artigli e sottomessa alla vita quotidiana. La sua unica forza sarà la musica che le permetterà, in un modo tutto suo, di superare il trauma della condanna a morte, dovuta ad un omicidio mai commesso.
Il sapere che la protagonista è innocente crea un senso di ansia e rabbia nello spettatore che vorrebbe entrare in scena e dire a tutti la verità. Questo Von Trier lo sa bene e gioca proprio a farci soffrire, un modo crudele per dirci che la vita non è quasi mai rose e fiori ma, al contrario, trova sempre il modo di metterci i piedi in testa.
Ottima la sceneggiatura, dialoghi scorrevoli e mai forzati che riescono spesso a farci emozionare e a regalare qualche piccolo colpo di scena. Gli attori sono altrettanto bravi a calarsi nei personaggi, specialmente Bjork, nonostante dopo le riprese abbia pubblicamente dichiarato l'odio nei confronti del regista e dei suoi metodi di lavoro, frustranti ed insopportabili.
Come detto, l'adesione al Dogma 95 si sente parecchio, pur essendo un film non propriamente appartenente al genere. L'influenza si nota specialmente nei movimenti di macchina, nella mancanza di luci artificiali, nella mancanza di colonna sonora (eccezion fatta per le scene musicali ovviamente) e nell'amaro finale che colpisce per la durezza e la freddezza con la quale ci viene mostrato, in tutta la sua bianca violenza.
Le canzoni della parte musical ovviamente non sono di musica pop ma riflettono il gusto musicale della protagonista, uno stile che o si ama o si odia, molto particolare e caratterizzato dal timbro più unico che raro di Bjork. Ovviamente, anche se la cantante non piace, consiglio lo stesso la visione visto che le musiche, in ogni caso, rispecchiano alla perfezione le immagini che vedremo scorrere sul nostro schermo.
Vedere Dancer In The Dark mi ha fatto rivalutare Le Onde Del Destino, film che ritenevo superfluo, prolisso e pretenzioso ma che adesso, sotto ad un'altra ottica, assume un significato inedito e decisamente più intrigante. Spero di riuscire a recuperare presto Idioti, il secondo capitolo della saga che ancora devo vedere ma, nel frattempo, vi consiglio la visione di questo, sia che siate amanti o meno dei musical.
Buona Visione,
Stefano Gandelli
Trailer