Kyashan, La Rinascita



Regia: Kazuaki Kiriya



Parliamo oggi di una delle trasposizioni cinematografiche peggiori che abbia mai visto: Kyashan, la Rinascita.
Premessa: non ho mai seguito né la serie animata né il manga, quindi non mi è possibile fare paragoni e mi limito a dare il mio parere sulla pellicola in sé.

I problemi di questo film sono tanti, spalmati in modo più o meno omogeneo nelle due ore e mezza di durata del film: un vero supplizio insomma. Una delle cose che maggiormente mi ha dato fastidio è stato lo stile grafico adottato. Nel film non ci sarà UNO sfondo che sia uno ad essere girato senza greenscreen. Ogni scena risulterà quindi terribilmente finta, visto che questa tecnica non viene utilizzata per ricreare scenografie realistiche quanto piuttosto creazioni in CGI che si sposano male con gli attori in scena.



Il mood che si respira è decisamente Steampunk, con vapore, valvole ed architetture che fondono occidente ed oriente in un buon mix (uno dei pochissimi pregi della pellicola). Non temete però, Kyashan non è assoutamente il primo film a fare questo….anzi. Ghost In The Shell è frse l’esempio più eclatante in questo senso, uno dei primi a creare una miscela sapiente tra Europa ed Asia, una fusione che Kyashan cerca di copiare con scarsi risultati. Nel film però le citazioni più o meno esplicite sono parecchie: Matrix, Tetsuo, Mad Max e tanti altri film vengono saccheggiati brutalmente e scopiazzati in qualche maniera.


Altra enorme pecca è la fotografia. Terribilmente accecante.
In ogni scena abbiamo un cambio di colore che già dopo mezz’ora risulta fastidioso: marrone, giallo, bianco, rosso, verde, blu, nero e di nuovo marrone; colori confusi per un film confuso, fastidiosi da vedere e assolutamente brutti concettualmente. La fotografia infatti, nella mia opinione, dovrebbe andare di pari passo con il film: Elephant utilizza colori naturali per enfatizzare la dura realtà, Matrix usa toni del verde per ricreare un opprimente mondo cibernetico; Kyashan usa colori a caso perché è un film senza un senso preciso. Elementare, no?



Andando avanti e sforzandomi di tralasciare l’aspetto puramente estetico, ho provato a guardare il film dal punto di vista della sceneggiatura, sperando in qualcosa di buono. Inutile dire che è stato tempo sprecato.
La trama in sé è anche interessante ma Kazuaki Kiriya non riesce assolutamente a dosare i tempi filmici, annoiando a morte nella prima ora e concentrando in alcuni punti le scene d’azione, anche queste fatte male. Se infatti la prima ora di noia poteva essere una giusta preparazione psicologica ai combattimenti, questi si rivelano veramente brutti sia visivamente che come coreografia. La CGI dei nemici e del protagonista stesso stona moltissimo e, come detto anche per Ghost in The Shell 2.0, questa tecnica spesso invecchia presto, specialmente in un film a tecnica mista come questo.



Sempre riguardo alla sceneggiatura, inutile dire che qua e là sono presenti buchi più o meno grandi nei quali lo spettatore incapperà ma, tutto sommato, questo tipo di problema passa quasi in secondo piano.
Colonna sonora ottima invece, coerente e assolutamente accattivante.

Ok, scherzo, nemmeno la colonna sonora si salva. I brani presenti sono abbastanza brutti, fatta eccezione per una Sonata di Beethoven che verrà però tenuta fissa come sottofondo per almeno dieci minuti, facendole perdere la potenza emotiva e rendendola più simile ad una musica da ascensore.

Insomma, questo film fa acqua da tutte le parti, non ho trovato praticamente nulla di interessante e lo sconsiglio a tutti, nesuno escluso.


Anzi, una cosa bella di questo film c’è: la locandina. Quella è figa.

Giudizio complessivo: 3
Non guardatelo, fatevi un favore,


Stefano Gandelli




Trailer




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