Regia: Rob Reiner
Base di Guantanamo, Cuba. Due militari attuano nei confronti di un loro sottoposto un cosiddetto Codice Rosso, una punizione non legale che serve ai Marines meno esperti per essere addestrati con le maniere forti. La cosa sfugge di mano e, il malcapitato, muore.
I due militari vengono portati in tribunale ma quell'omicidio non è così chiaro quanto sembra, infatti saranno coinvolte anche personalità vicine al vertice della base militare e, a cercare di risolvere il caso, ci sarà un giovane avvocato e un Tenente Colonnello, impersonati rispettivamente da un giovane Tom Cruise ed un'affascinante Demi Moore.
Il cast del film, oltre ai sopracitati, vede anche la partecipazione di altri grandi nome dello star system USA, quali Jack Nicholson, Kevin Bacon, Aaron Sorkin, Kiefer Shuterland, Cuba Gooding Jr. e Noah Wyle, nomi più o meno conosciuti che riescono a dare a questa pellicola una marcia in più, in particolare quel matto Colonnello di Jack Nicholson.
Attenzione: Spoiler
Tra tutte le scene del film quella che più riesce a tenere incollati allo schermo è quella finale, la lotta in tribunale tra Cruise e Nicholson in un frenetico botta e risposta che culminerà, come da programma, con la confessione involontaria del crimine da parte del testimone ed il conseguente lieto fine della vicenda. Questo tipo di finale è scontato ma, per questa tipologia di film, devo dire che il lieto fine è quasi d'obbligo ed il senso di sollievo alla fine della causa in tribunale è molto appagante, grazie all'empatia che riesce a generare Tom Cruise (attore che solitamente non adoro ma che qui si è difeso molto bene) e all'arroganza tipica di Nicholson, un matto a metà tra quello di Shining e quello di Qualcosa è Cambiato.
Fotografia luminosa e interni spaziosi rendono il film non claustrofobico pur essendo ambientato quasi solamente all'interno di spazi chiusi come appartamenti, uffici ed aule di tribunali. La sceneggiatura è decisamente buona e riesce a stregare per oltre due ore senza mai annoiare, fatta eccezione forse per la parte iniziale che risulta un pochino lenta e scontata.
Uno dei problemi del film è la prevedibilità. Il genere impone, da un certo punto di vista, che le cose inizino bene, poi a metà processo ci sia una crisi della difesa e, alla fine, i nostri avocati buoni tirino fuori l'asso della manica vincendo tutto; il giudice di colore se la prende continuamente con l'avvocato bianco, giovane e spavaldo e la donna in carriera non viene presa sul serio; il colonnello americano è razzista e squadrista e i soldati sono invasati della guerra. Cliché, cliché e ancora cliché del genere che sono prevedibili ancora prima di iniziare a vedere il film e che non riescono a farlo decollare come avrebbe potuto. Sapere già come si svolgeranno gli eventi non è mai positivo per una pellicola anche se va detto che, tutto sommato, quello che riesce ad intrattenere in Codice D'Onore è il come avvengono le cose più che gli avvenimenti in sé.
Del film non resta molto altro da dire, consiglio la visione a chiunque ami i polizieschi in TV e a chi non si stanca mai di vedere il ghigno diabolico di Mr. Nicholson.
Giudizio complessivo: 8
Buona Visione,
Stefano Gandelli
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