Regia: Nicolas Winding Refn
Recensione 1
Ipnotico, enigmatico, disturbante, cinico, particolare, sexy, potente, tutto questo è "The Neon Demon" decimo e ultimo film diretto da Nicolas Winding Refn, regista che apprezzo relativamente perché per quanto talentuoso sia e per quanto originale sia la sua arte (perché di questo si parla con lui, arte pura arte), non riesco ad apprezzarlo a pieno.
È un regista che facilmente si dà delle arie, non solo nelle interviste ma anche all'interno dei suoi film, compreso questo, nei quali sono presenti molti tempi morti, durante i quali la narrazione si interrompe e lui li dedica completamente al suo modo di fare cinema e a dare sfoggio di sé e delle sue capacità artistiche e registiche; ciò può essere talvolta un bene, ovvero quando tali momenti risultano affascinanti ed emozionanti, mentre altre volte, quando esagera è c'è ne sono troppi di questi momenti, risultano inutili, noiosi e ridondanti.
Qui si limita un pochino e la maggior parte delle volte sono del primo tipo ma, purtroppo, non tutte le volte e ciò penalizza il film.
Peccato perché sarebbe potuto essere un capolavoro di critica tagliente alla società e alla moda (o forse sono la stessa cosa (?)); non che non sia poi un bel film, però poteva essere di più.
Certo, buona parte del lavoro l'ha fatta la splendida Elle Fanning, che in questo film viene diretta e dipinta come una celebre diva della Hollywood di un tempo e lei ricambia con un'interpretazione intensa, profonda e mai banale.
Splendida la colonna sonora dalle tonalità elettroniche e che riecheggia in ogni sequenza quasi come fosse la protagonista della scena insieme alla Fanning e alla fotografia che in questo caso riveste un ruolo fondamentale, come in tutti i film di Refn, rendendo il tutto ancora più Ipnotico.
Meraviglioso poi il finale, veramente d'impatto.
Giudizio complessivo: 7,5
Buona visione,
Recensione 2
Che dire?
Non so non mi vengono le parole e raramente mi è capitato dopo la visione di un film di rimanere davanti allo schermo fermo immobile per un tempo non precisato a ripensare a ciò che avevo appena visto, a godere delle sensazioni che mi aveva trasmesso ed infine a rammaricarmi di non aver mai visto nulla di questo Nicolas Winding Refn (che tra l’altro manco avevo sentito mai nominare pazzesco) che se in passato ha prodotto materiale che si avvicina, per stile, a questo The Neon Demon, mi tocca andare ad approfondire immediatamente.
Già perché questo è uno di quei film che ti entra dentro e per un po’ resta lì e, fattore curioso e dannatamente apprezzabile, è che vi riesce senza poter contare su una storia particolarmente originale, o su colpi di scena da togliere il fiato o su effetti grafici clamorosamente scioccanti. Qui è tutta una questione di come la vicenda viene raccontata, un’abilità incredibile nel farti coinvolgere e una potenza visiva decisamente oltre la media (cioè per capirci è proprio “bello” da vedere, le immagini, la luce, le inquadrature).
Sin dalle parti iniziali si capisce subito che l’aspetto tecnico è decisamente valido e una straordinaria colonna sonora accompagna il tutto regalando musiche appropriate per il momento in cui vengono sfoderate e, in generale, incredibilmente convincenti ed accattivanti.
Il messaggio che viene lanciato senza troppe velature è fin troppo chiaro e credo che il regista in futuro non verrà invitato alle sfilate più esclusive come guest star. La perfidia delle modelle dinanzi all’ascesa della bella protagonista Elle Fanning è resa benissimo sin dai primi istanti, attraverso quei falsi sorrisi che già facevano presagire ad un epilogo non troppo felice (per qualcuno), anche se probabilmente distante da come poi in realtà sono andate le cose. È chiaro infatti che il mondo della moda (qui utilizzato solo come mezzo per mostrare fino a che punto si può spingere l’invidia e la cattiveria del genere umano) non ne esce benissimo, ma è decisamente funzionale nel mostrarci il nostro lato peggiore.
Il film poi viene catalogato come horror, ma in realtà tale definizione la trovo riduttiva e non propriamente corretta. Quei lunghi silenzi e il suo procedere molto lentamente (in alcuni punti rischia quasi di farti perdere la pazienza) lo indirizzano maggiormente nella categoria “drammi esistenziali che, chi si aspetta un’azione spedita, deve evitare assolutamente”, ma nonostante ciò riesce a funzionare perfettamente. Poi in alcuni punti mi ha pure ricordato (e non chiedetemene il motivo) il Black Swan Aronofskiano, accrescendone di conseguenza il valore.
Considerando tutto ciò che ho appena detto, è evidente che la componente recitativa riveste un ruolo importantissimo in questo film e, anche se di Elle Fanning mi sono già esposto positivamente lo faccio volentieri una seconda volta, ricordando in particolar modo la sua espressione quando le viene comunicato che sarà lei a chiudere la sfilata, con quella smorfia quasi impercettibile, ma che rimane impressa a lungo. In aggiunta a lei, voglio poi citare la prestazione di quella Jena Malone che in più di un’occasione riesce a turbarti anche con un semplice sguardo.
La parte finale poi è fantastica e giustifica in parte l’appartenenza al genere horror.
In conclusione posso permettermi di consigliare il film solo a chi ha veramente voglia di vederlo, perché è evidentemente che non scorre via facile e la sua visione può apparire difficile in alcuni momenti. Ma se si arriva fino in fondo ci si sentirà di certo appagati perché, citando due episodi significativi; “La bellezza non è tutto, è l’unica cosa possibile” e “Qualsiasi cosa per cui valga la pena fa un po’ male”.
Giudizio complessivo: 8.8