Regia: Rupert Sanders
Era Ora!
Tra i tantissimi remake e reboot che Hollywood sta sfornando negli ultimi anni, questo è di sicuro uno di quelli che è riuscito maggiormente a stupirmi ed affascinarmi.
Ghost In The Shell, ovviamente, trae ispirazione dal franchise che negli anni ha saputo ritagliarsi una discreta fetta di appassionati, riuscendo quindi in un compito non semplicissimo, visto l'attaccamento dei fan di vecchia data all'originale e all'accusa di whitewashing che si nasconde dietro l'angolo, pronta ad attaccare nel momento opportuno.
Vorrei parlare ora di quest'ultima questione, così da levarmi un sassolino dalla scarpa. No, Ghost In The Shell non fa Whitewashing, ovvero la sostituzione di un ruolo di una qualsiasi etnia da parte di un "bianco". In questo caso il cyborg protagonista, Mira, è interpretata da Scarlett Johannson e, in quanto creatura artificiale costruita dall'uomo, non deve appartenere necessariamente ad un'etnia piuttosto che ad un'altra. Se poi Scarlett Johannson non piace è un altro discorso, ma non penso che questo sia un caso di Whitewashing.
A parte questa piccola precisazione che ci tenevo a fare, partiamo con il parlare della trama, un mix tra elementi del primo e secondo lungometraggio più una spruzzata di Stand Alone Complex.
Mira è un cyborg della sezione 9, un corpo speciale della polizia capitanato da Daisuke Aramaki (interpretato tra l'altro da un marmoreo Takeshi Kitano) al quale vengono affidati i casi più difficili. Lei e gli altri membri della squad dovranno fare i conti con Kuze, il cattivo di turno che ucciderà ad uno ad uno lo staff della Hanka Robotics, l'azienda leader nella produzione di androidi, la stessa ditta che ha prodotto il corpo cibernetico di Mira.
La trama, non particolarmente articolata, è sia un punto di forza che uno di debolezza, infatti se da una parte permette la visione e la comprensione da parte di un pubblico più ampio, va detto che rispetto all'anime perde molto del suo fascino, risultando meno criptica ed intrigante. Essendo una produzione Hollywoodiana comunque direi che hanno fatto la giusta scelta, infatti era necessario semplificare i meccanisimi di narrazione che sarebbero risultati con tutta probabilità troppo complicati da seguire per un blockbuster (quale, in effetti, è Ghost In The Shell).
Un vero punto di forza della pellicola sono i favolosi effetti speciali che sono praticamente OVUNQUE. Dubito ci siano scene senza nemmeno un effetto speciale, vuoi negli sfondi, negli interni, nelle armature o nelle parti bioniche, ogni singolo frame vive grazie all'uso della computer grafica, ma non quella fastidiosa in stile Ghost In The Shell 2.0, quanto piuttosto quella fatta come si deve in stile Gravity.
I vari effetti infatti non risulteranno mai nè fastidiosi da vedere nè troppo finti, anzi, meravigliosi i robot geisha all'inizio del film, davvero davvero stupendi.
I vari effetti infatti non risulteranno mai nè fastidiosi da vedere nè troppo finti, anzi, meravigliosi i robot geisha all'inizio del film, davvero davvero stupendi.
Anche sulla colonna sonora niente da dire. Clint Mansell è sinonimo di qualità (non a caso Aronofsky lo sceglie spesso come produttore musicale, vedi Requiem For A Dream, Il Cigno Nero, Noah, The Fountain e altri ancora) e qui non si smentisce, creando una brani che riprendono lo stile dell'originale, un mix tra musica asiatica ed elettronica minimale che ben si sposano con le imponenti architetture futuristiche della città.
Proprio la metropoli, diversa in parte dall'originale, è un buon punto a favore della pellicola. Se nell'anime infatti i colori dominanti erano il verde ed il grigio, qua ci saranno perlopiù azzurro e blu a fare da padroni, ricordando sotto certi aspetti il fascino claustrofobico di Blade Runner, anche se rispetto al capolavoro di Scott qua avremo un ambiente molto meno soffocante. Altro elemento innovativo in termini di urbanistica è la scelta di rimpiazzare le mille insegne al neon dei sopracitati lavori con imponenti ologrammi pubblicitari che rendono il tutto abbastanza vicino a quello che potrebbe essere il reale futuro. Bellissime anche le scene (poche, purtroppo) ambientate nella periferia, dove palazzi con centinaia di piani si stagliano nel cielo, imponenti come grattaceli in cemento.
Insomma, un buon film con ottimi effetti speciali, una buona dose di carisma e con la grinta necessaria a farsi largo tra i mille remake hollywoodiani. Consigliatissimo agli amanti della fantascienza e del cinema d'azione in generale.
Giudizio complessivo: 8.2
Buona Visione,
Stefano Gandelli
Trailer