Meraviglioso super-trash dagli occhi a mandorla, veramente un piacere per gli occhi e per la mente.
Uno dei film più esagerati che mi sia capitato di vedere, direttamente da Hong Kong e quando gli orientali ci si mettono di impegno con ste cagate qui bisogna davvero lasciarli perdere.
Debutto registico dell'attore/regista Dennis Hopper in un film che, sicuramente, ha fatto la storia ed ha portato alla luce una realtà che, in quegli anni, spopolava in America: la cultura hippie.
Ho sempre trovato interessante la composizione narrativa delle varie antologie horror presentateci durante gli anni (recentemente abbiamo parlato dei vari ABCs of Death, Holidays, XX, ma ve ne sono molte altre che vi invito a cercare) e se vi piace il genere found footage non potete certo farvi scappare la serie V/H/S.
Devo essere sincero con voi, cari lettori: NON SONO RIUSCITO A VEDERLO TUTTO! Lo so, è sbagliato perché un vero recensore che si rispetti deve aver visto ogni singolo fotogramma e deve pure vedersi i nomi degli stuntman nei titoli di coda del film, ma questo vi giuro che non c’è l’ho fatta.
Un mix di sensazioni contrastanti ti resta al termine della visione di questo Siren, adattamento su larga scala di un cortometraggio presente nella prima antologia V/H/S, che francamente ricordavo il giusto e che quindi mi toccherà rivedere abbreve.
Le commedie, come del resto tutti i generi cinematografici, stanno lentamente peggiorando a causa, soprattutto, di sceneggiature con pochi spunti veramente comici e carenza di originalità. Certo, questa è un’opinione soggettiva e senza alcun fondamento, ma al giorno d’oggi sappiamo tutti benissimo che non vi sono più istrioni della comicità come Charlie Chaplin, Buster Keaton o Stanlio & Olio (ma anche i nostrani Totò, Sordi e Tognazzi).
"Alcuni soldati nazisti, morti durante la seconda guerra mondiale, tornano in vita sotto forma di zombies nel bel mezzo della Norvegia"
Ecco, questo potrebbe essere un piccolo sunto della trama per cui ditemi voi, dopo una frase così, come diavolo si fa a non vederselo immediatamente????
Dopo il successo più che meritato del coreano "Train To Busan", che ha riportato in alto il sottogenere degli zombie movie, anche il Giappone ci mette il suo e controbatte con "I Am A Hero", film horror del 2016 (data di uscita giapponese) diretto da Shinsuke Sato.
Non sono stati ancora recensiti film con protagonista una delle coppie meglio assortite del cinema italico anni ’70 e ’80 per cui, approfittando della visione n.72365 di questo capolavoro, è necessario correre subito ai ripari.
Una banda di motociclisti gira per i deserti della California, stuprando e ammazzando un po' chiunque capiti sulla loro strada. Nemici delle autorità, hippy, anarchici, fumatori incalliti di marijuana e amanti del’ LSD, avranno una bella gatta da pelare quando una cameriera e un ex marine scamperanno alla loro follia omicida.
Nel ventennio 70/80 le commedie italiane ad episodi sono state una miriade e per ricordarle tutte ci vorrebbe lo stesso tempo libero di un ergastolano, ma tra le migliori possiamo ricordare Occhio Malocchio Prezzemolo E Finocchio, Rimini Rimini e Zucchero Miele E Peperoncino.
Nel 1981 il patriarca della commedia “pozzettiana” Pasquale Festa Campanile dirige questa semi – sconosciuta pellicola divisa in due segmenti: “Il Televeggente” e “Un Uomo, Un Uomo E…..Evviva Una Donna!”.
Quando si vede scritto Uwe Boll in cabina di regia, c’è sempre un attimo di tensione, dal momento che non sai mai se quel cazz di giorno in cui ha partorito il film che ti appresti a vedere si era alzato con la luna gggiusta o con quella sbagliata.
Wow che cazz di filmone, veramente un’ottima scoperta.
È già da molto tempo che sull’internet giravano le immagini del faccione di questo ragazzo con gli occhi rossi e spiritati, con tanto di lacrima discendente che lasciava in un primo momento intendere ad un insulso drammone familiare o a qualcosa di similare.
Dopo un capolavoro come Le Iene il livello si abbassa di 2000 seghe sotto i ma….ops scusate leghe sotto i mari, maledetto correttore automatico!
Pure il primissimo film/cortometraggio del premio Oscar Quentin Tarantino era completamente amatoriale (My Best Friend’s Birthday), ma quello aveva una storia e un minimo di intenzione registica, qui entrambe sono ad anni luce di distanza e tutto quello che vediamo è una sequela di scene che non spaventano e non fanno ridere.
Era da un po’ che facevo la caccia a questo film, perché effettivamente era stato presentato piuttosto bene ed era quindi lecito attendersi qualcosa di interessante.
Il sesso inutile, scritto da Oriana Fallaci, rappresenta il primo vero successo da scrittrice della giornalista. È un’inchiesta degli anni ’60 sulla condizione femminile nel mondo, partendo dal Medio Oriente, passando per l’India, arrivando in Malesia per poi attraversare Cina e Giappone, fare una piccola sosta nelle isole Hawaii e giungere, infine, nel Vecchio Continente.
Anche se non lo è, pensavo fosse un Asylum, quindi traetene le vostre conclusioni.
Il film si impegna già da subito e al minuto 1.35 son già piegato dal ridere (devo ancora capire se sia un bene o un male, ma propendo per la prima); la bestia iper-computerizzata si muove in una maniera talmente ridicola che boh...non so che dire davvero... meraviglioso.
Harvey Keitel, grandissimo attore dallo sguardo magnetico ricordato dalle donne per quella menata di Lezioni Di Piano, un giorno come un altro incontrò un giovane ragazzo di Knoxville (Tennessee) dal mento pronunciato come quello di Marlon Brando nel Padrino e dal bizzarro modo di parlare, tipico dei sobborghi violenti di città come Los Angeles o Detroit dove, invece delle virgole, usano in continuazione il colorato termine “fuck”.
Psycho si concludeva con Norman Bates in cella che, guardando volare una mosca diceva "Non scaccerò nemmeno quella mosca. Spero che mi stiano osservando, così vedranno. Vedranno e sapranno. E diranno a tutti: "Ma se lei non farebbe male neppure ad una mosca!""
''You are the The Pefect Drug, the Perfect Drug, The Perfect Drug''... così cantava e canta tutt'ora Trent Reznor dei Nine Inch Nails... e beh in un certo qual senso Elmer (il curioso vermicello lobotomizzatore, protagonista indiscusso di questo gustosissimo gioiellino splatter anni '80) potrebbe quasi essere considerato laddroga perfetta, se non fosse solo per quel piccolo istinto mangia cervelli che si ritrova e che lo costringe ad impossessarsi delle sue innocenti vittime, trasformandole in feroci procacciatori di materia celebrale, al fine di saziare il suo vorace appetito.
The Punisher, il Punitore. Già il nome incute terrore ed ansia, ci si aspetta un supererore quasi crudele, deciso a vendicare ogni torto della società.
Possession è senza dubbio uno tra i film che nel panorama horror è riuscito a portare una ventata di aria fresca e di rinnovamento, un film fuori dal coro che, nel 1981, fece scalpore e fu censurato in quasi tutti i paesi nei quali è stato trasmesso.
La lettera Z, nel genere horror, ci porta subito a pensare a quegli esseri sbucati dalla terra che emettono gemiti e che si muovono più lenti di un’ape car alla domenica mattina.
Ok, tutto si può dire di questo Pieles, tranne che si tratti di un film convenzionale.
Basta già vedere la locandina, che è proprio ciò che mi ha spinto a vederlo immediatamente (quindi complimenti all’ideatore, missione compiuta!), per capire che ci troveremo ben presto di fronte a qualcosa di bizzarro, scorretto, scomodo, drammatico e forse esilarante in alcuni momenti.
Tra i tantissimi remake e reboot che Hollywood sta sfornando negli ultimi anni, questo è di sicuro uno di quelli che è riuscito maggiormente a stupirmi ed affascinarmi.
Interessante questo Patient Seven, una sorta di antologia horror che in pratica si basa su un’unica vicenda introdotta da un episodio di “apertura” e sviluppata nel corso di tutto il film, ma che in realtà è un pretesto per raccontarne diverse, 7 per l’appunto come ci viene accennato nel titolo e come ci verrà spiegato nei suggestivi titoli di coda.
La Montagna Del Dio Cannibale non è una pittoresca bestemmia inventata in una qualsivoglia osteria veneta, ma è una pellicola appartenente al Cannibal Movie, un genere cinematografico nato in Italia alla fine degli Anni 70 rimasto per molto tempo nel dimenticatoio ma che, grazie al quasi sufficiente The Green Inferno di Eli Roth, sta tornando di moda (e speriamo che il sommo maestro Q. TARANTINO realizzi come sua ultima opera un film appartenente al Cannibal, essendo lui grande fan del genere).