Regia: Robert Fiore & George Butler
Siamo alla fine degli Anni '70, un periodo dove la libertà e l'amore regnano sovrani. In questi anni si sviluppa negli USA una disciplina che, fino a quel momento, era considerata dai più come fenomeno da circo: il culturismo.
Il documentario, girato nel 1977, non solo riesce a farci capire la mentalità e la volontà di chi pratica questo sport ma soprattutto è riuscito in pochissimi anni a cambiare la visione che il mondo intero aveva dei culturisti, lanciando nel mondo dello spettacolo Lou Ferrigno (l'Hulk della Serie Tv omonima) e, soprattutto, Arnold Schwarzenegger.
Tutti i bodybuilder intervistati verranno ripresi durante i 100 giorni che precedono la competizione più importante per loro: Mr Olympia.
Il documentario ci farà seguiere le loro vicende dall'inizio alla fine, dalla palestra Gold's Gym a Venice Beach fino a Pretoria in Sudafrica, sede della finale. Durante questi 100 giorni di duro allenamento ciascun atleta verrà intervistato e ognuno ci darà un personale punto di vista sulla disciplina, sulla sua evoluzione e sulla sua filosofia, per alcuni molto più profonda di quanto potrebbe sembrare.
Particolarmente interessanti sono le interviste fatte al futuro Terminator che riesce a darci un quadro piuttosto interessante sulla mentalità a volte malata che c'è dietro al culturismo. Arnold ribadisce più volte il concetto di perfezione assoluta che cerca di ottenere sul proprio corpo, sentendosi come uno scultore che modella della creta. La sua attività in palestra gli permette di potenziare muscoli a sua scelta, permettendogli di ottenere le proporzioni che ritiene perfette per poter competere.
La cosa più inquietante è il senso di onnipotenza che pervade la sua voce ed il suo sguardo. Si sente il re del mondo, Re di un mondo che, forse, è solo nella sua testa. La sua onnipotenza lo porta a dire che i bodybuilder sono superiori come se fossero una razza a parte e il suo egoismo gli ha fatto saltare il funerale del padre così da potersi allenare per una gara. In aggiunta, va detto come deliberatamente abbia più volte allenato male dei ragazzi, così da farli perdere ed umiliare durante la gara. Tutto questo raccontato col sorriso stampato in faccia.
Un altro elemento importante è il condizionamento dei genitori sui figli.
Mike Katz, ad esempio, durante un intervista insegna delle pose da bodybuilder ai figli e gli fa fare la gara tra chi ha i muscoli più grandi; Lou Ferrigno invece viene spronato dal padre fin da quando è piccolo e lui stesso sarà il suo coach e manager.
Non fraintendiamo, ognuno è libero di allevare i figli come crede, ma quello che non viene detto nel documentario è l'assunzione di sostanze varie per aumentare la massa muscolare che danneggiano gravemente l'organismo (vedi le numerose operazione al cuore del signor Shwarz).
Il documentario comunque resiste bene al passare del tempo e, tolta la qualità semi-amatoriale delle riprese, riesce comunque ad interessare ed intrattenere grazie anche alle interessanti interviste.
Consigliato vivamente a tutti gli amanti di questo sport ed a tutti coloro che vogliono conoscere i retroscena di un mondo inusuale che si è fatto strada negli anni sempre con maggior importanza.
Giudizio complessivo: 7.4
Buona Visione,
Stefano Gandelli
Trailer