Regia: Gaspar Noé
Tra tutti i registi "alternativi" dell'ultimo decennio, Gaspar Noé di sicuro si merita il titolo di miglior innovatore e questo Enter The Void è forse la pellicola che meglio esplica questo concetto.
Oscar si è da poco trasferito a Tokyo con la sorella, passa la giornata spacciando e assume droghe che provocano allucinazioni come, ad esempio, la DMT. La sua vita da spacciatore prosegue tranquilla fino a quando in un locale, il Void, viene tradito da quello che credeva essere un suo amico, il quale con una soffiata alla polizia gli tende un agguato nel quale Oscar resterà ucciso.
Da questo momento il film seguirà il suo spirito intento a ripercorrere la vita passata del protagonista e, in seguito, ci mostrerà gli avvenimenti postumi alla sua morte.
Apparentemente senza senso, Enter The Void necessita di una chiave di lettura fondamentale: il Libro dei Morti Tibetano. Questo testo religioso buddista viene prestato ad Oscar da un altro amico spacciatore e racconta di come, dopo la morte, il nostro spirito si dissoci dal nostro corpo ma resti comunque ancorato al nostro mondo, prima ripercorrendo la nostra vita e dopo assistendo da spettatore a quella degli altri, in attesa di una successiva reincarnazione. Considerando questa come chiave di lettura, il film appare decisamente più sensato e, allo stesso tempo, ripercorrendo la vita di Oscar vedremo cos'è il Vuoto.
Partiamo dal locale nel quale muore Oscar, il Void. Qui si spaccia, ci si droga e si assumono sostanze stupefacenti che annebbiano i sensi e la mente. Il nostro protagonista, prima di morire, non si riteneva uno spacciatore ed era convinto di riuscire a smettere quanto voleva, non capendo di essere già sprofondato nel circolo della droga che porta, come vedremo, all'annientamento dell'individuo.
Il vuoto è anche quello della sorella di Oscar, Linda, persona alla quale il protagonista è molto legato ma che vende il suo corpo per guadagnare, facendo un amore vuoto. Le prestazioni sessuali a pagamento cosa sono se non questo?
Rispetto a quanto il regista farà poi in Love, l'amore qui non è assolutamente legato al sentimento ma viene visto in maniera diamentralmente opposta, mostrandoci con due film diversi due facce della stessa medaglia. Ovviamente poi Noé non può non inserire scene esplicite, firma del maestro che, in questo caso, domineranno l'ultimo quarto d'ora della pellicola (a tal proposito, bellissima la scena dell'atto sessuale visto dall'interno, prospettiva inedita e abbastanza inaspettata!).
La cosa che però maggiormente colpisce del film è l'uso sovrabbondante di immagini psichedeliche ed acide che ci accompagneranno per tutta la durata della pellicola. Durante queste noi non vedremo forme riconoscibili ma solamente colori, ombre e geometrie percepite di solito da chi assume DMT ed altre sostanze affini, ricreando il trip che ogni sballato cerca. Sono immagini vuote, senza senso alla fine, così come l'atto stesso del drogarsi. In associazione con queste scene psichedeliche, va considerata l'estetica generale della pellicola che vede un uso massiccio di colori fluo su sfondi generalmente cupi, ambienti surreali di una Tokyo futuristica nella quale i nostri protagonisti si perderanno, il tutto condito con filtri coloratissimi che renderanno ogni scena ancor più surreale di quanto non sia già.
Per quanto riguarda la tecnica registica, Noé è uno sperimentatore, uno che non segue le regole ed utilizza la macchina da presa come meglio crede, senza utilizzare schemi fissi. Per molte riprese infatti verrà utilizzato un sistema complesso di carrucole per riprendere i protagonisti dall'alto e, tra una scena e l'altra, non avremo delle vere e proprie dissolvenze ma veloci passaggi aerei sopra alla città che ci trasporteranno da un luogo all'altro (tecnica ripresa in parte dal precedente Irreversible). Da notare come il regista usi anche la macchina da presa per creare distacco tra noi e ciò che vedremo sullo schermo: all'inizio vedremo Oscar in prima persona, poi dalle sue spalle, poi dall'alto ed infine da lontanissimo, da sopra alla città, facendoci allontanare dai protagonisti che tanto ameremo quanto odieremo per il loro egoismo.
Ciliegina sulla torta di Enter The Void è di sicuro l'inizio del film.
I titolo di testa. IPNOTICAMENTE MERAVIGLIOSI.
Penso di non aver mai visto un intro così fuori di testa, con una musica elettronica martellante, scritte al neon che si alternano a velocità allucinante, ognuna con un diverso carattere e diversi colori, una vera arma letale per tutte le persone che soffrono di attacchi epilettici.
A propostio, se qualcuno soffre di epilessia si tenga lontano da tutto il film perchè di scene del genere è piena tutta la pellicola.
Quasi dimenticavo, tra i contenuti extra del film (ma disponibile anche su Youtube) è presente un cortometraggio di pochi minuti, Energie!, che consiglio caldamente di vedere se si cerca qualcosa di DAVVERO ipnotico.
Consiglio questo film agli amanti del genere ed a chi ha già visto qualche altro film del regista, in caso contrario visionatelo a vostro rischio e pericolo, potreste però restarne delusi.
Giudizio complessivo: 9.2
Buona Allucinazione,
Stefano Gandelli
Trailer