Regia: Jonathan Caouette
Tarnation è uno di quei film che ti fanno riflettere anche parecchio dopo averli visti, uno di quelli che ti fa capire che il mondo, spesso, non è bello quanto possa sembrare.
Siamo nel 2013, Jonathan ultima il suo lavoro, Tarnation, la sua autobiografia ricavata da ore e ore di filmati e fotografie realizzati in oltre trent'anni ed assemblati con iMovie, un programma gratuito per Mac. La pellicola è evidentemente a bassissimo costo ma, per una volta, questo è il suo punto di forza, facendola apparire più vera che mai.
Il film parte raccontandoci della madre di John, Renee, che da ragazzina faceva la modella ma questo la portò ad un profondo stato di tristezza. Un giorno, non si sa bene come, cadde dal tetto di casa e rimase paralizzata dalla vita in giù per diversi mesi. I genitori, Adolph e Rosemary, decisero sotto consiglio medico di sottoporla a terapie multiple di elettroshock per guarirla, in quanto credevano che la paralisi fosse dovuta ad un rifiuto psicologico di Renee di camminare.
Questo è l'inizio della sua rovina e della sua malattia mentale che negli anni la divorerà e la renderà incapace di badare al figlio Jonathan, cresciuto senza il padre che, non sapendo che Renee era incinta, è scappato dalla famiglia. Jonathan avrà molti problemi, finirà in orrende case famiglia e rimbalzato tra nonni, madre ed assistenti sociali, un ragazzo che vivrà l'infanzia e l'adolescenza in modo estremamente negativo.
L'adolescenza, in particolare, sarà segnata da tre elementi fondamentali: la scoperta della sua omosessualità, la sua dipendenza da sostanze e la sua passione per il cinema.
Per quanto riguarda il suo orientamento sessuale, Jonathan non si vergogna mai di ammettere ciò che prova e, fin dalle sue prime riprese da ragazzo, vediamo come sia solito travestirsi e recitare da donna. Questa sarà una delle tematiche principali della pellicola e John stesso ci dirà il suo personale punto di vista.
L'assunzione di droghe è invece molto più grave, specialmente perché la madre ne è largamente responsabile e, durante uno spinello apparentemente normale, Jonhatan ha in realtà fumato diverse sostanze che gli anni danneggiato il cervello (in particolare la sua capacità di concentrazione) in modo irreversibile.
La passione per il cinema sarà la sua salvezza in una vita altrimenti disastrata, passione che gli permetterà di mostrare la sua vera identità al mondo senza vergogna, una sorta di sfogo su pellicola che funge da terapia.
La fase adulta di Jonathan è invece segnata da una profonda presa di coscienza della propria situazione e da un recupero del rapporto con la madre Renee, ormai sempre più distante con la testa e vicina ad un mondo tutto suo, alternando fasi maniacali a fasi depressive. John diventerà da figlio, ad amico, a figura paterna di Renee in sostituzione al vecchio Adolf, accusato da Renee di averla picchiata ripetutamente da ragazza, anche se, vista la condizione mentale della stessa, è difficile dire con certezza se sia una notizia vera oppure no.
Tarnation è quindi una pellicola davvero toccante, in grado di farci riflettere sulla fortuna che ognuno di noi ha in famiglia e, soprattutto, che da una situazione difficile non è detto che non nasca qualcosa di buono, infatti basta avere forza d'animo e volontà per riuscire a ricostruire una famiglia ormai in rovina, proprio come ha fatto Jonathan.
Da un punto di vista più tecnico, il film è grezzamente ottimo: le dissolvenze sono terribilmente amatoriali e le scritte a monitor sono palesemente frutto di un programma antiquato e a basso costo ma, come detto prima, il tutto è fondamentale per rendere il film davvero autentico e diverso da qualsiasi altro prodotto biografico vedrete mai.
Nonostante la scorza documentaristica però va segnalata un'influenza horror, che gioca non tanto sulla violenza delle immagini (totalmente assente nella pellicola) quanto piuttosto nel montaggio sonoro, in alcuni fermo immagine e nei filtri grafici applicati alle varie registrazioni. A volte infatti avremo brani allegri che accompagnano le didascalie ma, bruscamente, verranno interrotti per lasciar spazio ad immagini con contrasti elevati e musiche stridenti e quasi fastidiose. In alcuni frammenti sembrerà di assistere ad un video estrapolato dal sito di Shaye Saint John.
Insomma, un film poco conosciuto ma consigliatissimo a tutti e, considerato il prezzo irrisorio al quale viene venduto, non può mancare nella collezione di qualsiasi amante del cinema.
Giudizio complessivo: 8.7
Buona Visione,
Stefano Gandelli
Trailer