Regia: Sang-ho Yeon
Trama iniziale
Cosa potrebbe andare storto in un tranquillo viaggio ferroviario tra le due principali città coreane? Un assassinio? Un deragliamento? Una ribellione di passeggeri dei vagoni di coda? Niente di tutto questo...
Sfiga vuole che un attimo prima della partenza del convoglio salga una ragazza in evidente stato di malessere. Quando i presenti si accorgeranno che qualcosa dentro e fuori il treno non quadra, le perdite ormai saranno ingenti.
Scopriranno infatti che le improvvise sommosse di cui avevano sentito parlare in tv non vedono protagonisti cittadini scontenti o giovani annoiati, bensì orde di infetti che si stanno propagando a un ritmo incontrollabile. Da lì a poco viene dichiarata l'emergenza nazionale e la situazione precipita anche dentro le carrozze, dove i passeggeri più sagaci dovranno trovare un modo per impedire alle creature di prendere il sopravvento.
Recensione no-spoiler
Esordio col botto per Sang-ho Yeon, autore di un gioiellino che ha incontrato il favore del grande pubblico ben oltre i confini nazionali. Dapprima noto solo per lavori di animazione, ha riscosso un successo inaudito la regia del suo primo film con attori in carne e ossa. E che carne mi verrebbe da dire: in questo Train To Busan le interiora vengono dilaniate con una violenza ad oggi mai vista nel lontano Oriente. 😲
Palesi i riferimenti a capisaldi del genere, tra tutti 28 Giorni Dopo e il recente World War Z, film che hanno sdoganato nell'immaginario collettivo la proverbiale lentezza dei nostri cari non-morti. Gli zombi anche qui presentano una natura ibrida, con le caratteristiche tipiche di un'infezione virulenta che però agisce sui cadaveri. Adorabili le loro espressioni facciali e le movenze scomposte che rispecchiano in pieno il gusto locale.
La rapidità della trasformazione (quasi istantanea se morsi al collo) conferisce poi all'intera pellicola, che pure dura quasi 2 ore, un ritmo al cardiopalma. Fin dalla prima scena ho avvertito forte il senso di angoscia, in seguito accresciuto dalla scarsità di notizie provenienti dal mondo esterno. Sappiamo infatti dove sono diretti i nostri protagonisti, ma, condividendone il ridotto punto di vista, non siamo in condizione di sapere se la loro meta potrà offrirgli un rifugio sicuro.
Ampiamente sufficiente la caratterizzazione dei personaggi, dove in prima linea troviamo una coppia scoppiata a causa del consueto dilemma del padre ossessionato dal lavoro che non dedica le giuste attenzioni alla figlia. Reggono la prova della credibilità anche gli altri personaggi, non senza qualche ingenuità di troppo però ammissibile in un genere così esigente.
Concludendo, per la gioia dei claustrofobici, grazie a vari escamotage si riescono a portare le vicende anche all'esterno del veicolo. Trascorrere più di 100 minuti in quello stretto abitacolo sarebbe risultato opprimente per chiunque, e forti sarebbero diventati i richiami a Snowpiercer, che infatti non mi sento di accostare. Ne giova quindi la nostra attenzione, stimolata dalla varietà di situazioni.
Chiude il quadro un finale di difficile previsione e che inevitabilmente non soddisferà in toto il palato degli spettatori, compreso il mio 😄. Segnalo l'esistenza di un prequel animato di nome Seoul Station, a cura dello stesso Sang-ho Yeon, che racconta le 24 ore antecedenti i fatti del treno.
Consigliatissimo a tutti gli amanti delle pandemie a rapida diffusione; sconsigliato a chi ancora vede il treno come un mezzo sicuro e affidabile 😉
Giudizio complessivo: 7.7
Buona visione e alla prossima,
Bikefriendly
Trailer