Regia: Tom Ford
Thriller di cui si è parlato molto nell’ultimo periodo, nonché seconda fatica di quel Tom Ford che onestamente conosco il giusto, dato che non ho visto il suo primo lavoro A Single Man, né tantomeno ho avuto a che fare con prodotti derivanti dalle sue creazioni extra cinematografiche (che francamente non fanno per me).
Da subito questo Nocturnal Animal, appare molto valido, sia a livello stilistico (e vabbè qui evidentemente gli piace vincere facile), sia a livello concettuale, con quell’alternanza tra romanzo e realtà che incuriosisce parecchio, grazie all’intreccio che si viene a creare e ai tre livelli narrativi che, tutto sommato, riescono ad amalgamarsi piuttosto bene, non creando troppa confusione. L’unico appunto che si può fare è quello di aver puntato forse un filo troppo sulla vicenda del romanzo (che per altro è quella che tiene in piedi tutta la baracca), a discapito di un maggior approfondimento della storia di questa Susan e della sua vita reale che, alla luce di quanto viene mostrato, appare necessario.
Alcuni passaggi poi non mi sono del tutto chiari come per esempio il dubbio se la figlia sia realmente esistita oppure no e, in questo senso, mi ricollego a quanto detto prima riguardo ad una maggiore attenzione sul come ci vengono mostrati episodi più o meno rilevanti ai fini della comprensione e del godimento della vicenda.
La prestazione recitativa è indubbiamente la parte vincente, con i due protagonisti Amy Adams e Jake Gyllenhaal chiaramente sugli scudi e particolarmente bravi a dare origine ad un’accoppiata veramente azzeccata. Lei in particolar modo riesce in maniera brillante a trasmettere quell’inquietudine e quella tristezza che si porterà dietro fino alla fine.
Le riprese sono intriganti, così come quelle lunghe e frequenti inquadrature dei suggestivi paesaggi che fanno da sfondo alla storia del romanzo, che riesce ad essere ancor più avvincente grazie ad uso sapiente del comparto sonoro.
Probabilmente in alcuni momenti si percepisce una lentezza che, a volte non va considerata necessariamente come un male, ma che in questo caso rischia di generare qualche sbadiglio soprattutto se, come nel mio caso, viene visto a tarda ora e con alcune ore di sonno arretrato sul groppone. Anche i contenuti poi, escludendo lo stile narrativo che riesce comunque a tenere su la situazione, non sono effettivamente da urlo, contribuendo a smorzare un po’ l’entusiasmo.
Il finale, malinconico e vendicativo, inizialmente non mi ha convinto, rimandandoci ad una sorta di ripicca quasi bambinesca della serie “sei stato stronzo e allora non vengo a giocare con te” ma che, nel contesto in cui viene proposto e, viste le reazioni in grado di suscitare, ha saputo giustificare la sua realizzazione, rendendolo apprezzabile e soprattutto giusto.
Nel complesso posso affermare che il film è senz’altro un buon lavoro, che non deve essere necessariamente valutato a caldo, perché subito potrebbe lasciare una sensazione un po’ deludente. Ripensando però a tutti i tasselli e, se ne avete l’occasione, riguardando magari alcune scene, il gradimento sarà senza dubbio migliore.
Giudizio complessivo: 7.5
Enjoy,
Luca Rait
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