Regia: John McTiernan
Un super cult che indubbiamente ha fatto la storia, che tutti almeno una volta hanno avuto l’occasione e il piacere di vedere e che difficilmente verrà cancellato dalla mente degli appassionati di cinema.
Difficile inquadrare questo film all’interno di un genere in particolare; vi sono senza dubbio sfumature horrorifiche, evidenti richiami fantascientifici e una significativa dose di azione sparatutto, sapientemente mixati tra di loro e conditi pure con pizzico di sana ironia, che spesso risulta essere una componente vincente, permettendo ai registi che riescono maggiormente a farne un uso intelligente, di potersi concedere alcune esagerazioni e situazioni al di sopra delle righe che, in caso di eccessiva serietà, stonerebbero malamente.
Gran lavoro pertanto quello svolto dal regista, tale John McTiernan, che si ritrova qui praticamente all’esordio e che sempre qui raggiungerà la vetta più alta della sua carriera (salvo improbabili miracoli dell’ultim’ora si intende).
La suspance è garantita per tutta la durata del film così come un’action formidabile che in alcuni punti non consente manco di voltare gli occhi per aprire un’altra birra; l’ambientazione giunglesca è senza dubbio azzeccata ed è perfetta per il gioco del Predator, mentre la colonna sonora (intesa sia come musiche che come effetti) è convincente.
Ma sono gli effetti speciali ed il trucco che meritano senza alcun dubbio la principale menzione.
E in questo senso non sorprende che dietro a tutto ciò ci sia il grande Stan Winston, un nome che a molti non dirà assolutamente nulla, ma che in realtà lo si trova quale ideatore o collaboratore in lavori del calibro de La Cosa, Terminator, Alien e in molto altro che or ora non mi sovviene. Il suo contributo è stato fondamentale per la realizzazione di uno dei cattivi (almeno sulla carta, perché poi in realtà non sono mai riuscito a considerarlo tale) più riusciti e visti sul grande schermo, capace di entusiasmare sin dai primi momenti, con quel “vedo non vedo” che fa montare una curiosità improrogabile nello spettatore.
Fantastico risulta poi quando esce allo scoperto, con quella faccia allo stesso tempo disgustosa e simpatica e quei primi piani che ti obbligano quasi in un certo senso a fare il tifo per lui, vista anche la sua proverbiale correttezza che mette in campo.
Tifo che sale altissimo durante l’ultimo epico scontro corpo a corpo con l’altro grande protagonista della vicenda, un Arnold Schwarzenegger che sembra fatto apposta per questo ruolo e che raggiunge qui gli altissimi livelli visti in Terminator, se non pure meglio. Alcune sue battutacce restano memorabili (“Butta le armi… è uno sportivo”, “Mio Dio, ma sei un mostro”), così come quando si copre di fango, divenendo invisibile ad un Predator un po’ spaesato che, per breve tempo, si trova quasi nella condizione in cui fino a poco tempo prima si trovavano tutti i soldati che lui stesso ha trucidato senza problemi.
Sorvoliamo pure su alcune forzature che rendono Schwarzy un po’ troppo indistruttibile, soprattutto sul finale, e godiamocelo ancora una volta, perché ancora oggi non sfigura per niente.
Diffidate dai sequel che ovviamente non si avvicinano minimamente a questo capolavoro, così come i vari spin-off creati insieme agli Aliens, dove l’unico spunto degno di nota è la tragica fine che, se ricordo bene, è stata ideata per Raoul Bova.
Giudizio complessivo: 9
Correte a vederlo, anche se si tratta della millesima volta.
Luca Rait
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