Regia: Euros Lyn / Tim Fywell / Neasa Hardiman
Ascoltando la radio, per caso, passa una classifica delle migliori serie tv del 2016 secondo il NY Times. Al primo posto tra le internazionali c’è Happy Valley, una serie inglese targata BBC, che pare aver sbaragliato la concorrenza.
La notizia mi incuriosisce e la serie è disponibile su Netflix. Perché non provare a guardare il primo episodio? Detto fatto, solo che di episodi ne sono passati tre, non riuscivo a staccarmi dalla tv.
Il titolo è quasi grottesco, perchè di Happy, nel West Yorkshire, pare non esserci proprio niente. Il 90% degli esterni sono girati, forse volutamente, con il cielo grigio o sotto la pioggia. Prevalgono il grigio ed i colori scuri. Una contestualizzazione forte, che prende lo spettatore per la gola, sbattendogli contemporaneamente in faccia il disagio della provincia inglese. Un ambiente tutto da scoprire, lontanissimo dalle mete turistiche made in Uk che tutti conosciamo. La vera Inghilterra insomma, con problemi di droga, alcolismo, disagio giovanile e chi più ne ha più ne metta.
La protagonista è una superba Sarah Lancashire, nei panni dell’agente Catherine Cawood. Una cinquantenne che ha provato sulla sua pelle tutte le sfaccettature del disagio provinciale. La sorella ex tossica e disoccupata, la figlia morta suicida dopo una gravidanza frutto di uno stupro ed un nipote problematico da crescere sono il pesante fardello che Catherine porta tutti i giorni sulle spalle, ma che lascia a terra appena indossa la divisa.
Catherine ha un incubo costante: Tommy Lee Royce, delinquente della zona, padre del nipote e stupratore della figlia. Tutta la prima serie vede la poliziotta impegnata in una lotta estenuante contro il criminale, che è una presenza costante anche nei sei episodi della seconda serie.
Non aspettatevi colpi di scena, la sceneggiatura è fluida, ma lo spettatore sa tutto di tutti i personaggi, nulla viene tenuto nascosto, perché questo non è l’obiettivo principale di Happy Valley. Vengono passati in rapida successioni tutti i rappresentanti delle varie classi sociali, molte scene sono un pugno nello stomaco dello spettatore, che non viene colpito visivamente, ma emotivamente.
Ottima la fotografia, che ci fa capire di avere a che fare con una produzione davvero importante.
La scelta di attori con volti non da copertina contribuisce a rendere ancora più credibile questo prodotto della BBC, che in Inghilterra ha fatto ascolti record. Si raccontano le vicende di gente normale, nella vita normale di tutti i giorni, questo per me è il segreto del successo di questa serie. Lo spettatore è incuriosito dalla scoperta di un mondo che, fino ad oggi, si era visto poco in tv. Una via di mezzo tra il mondo quasi alieno di Trainspotting e quello dorato delle commedie british a lieto fine.
Due serie da sei episodi di circa un’ora filano via troppo velocemente, ma i fan potranno vedere presto la terza e (purtroppo) ultima stagione.
Happy Valley è un viaggio, riuscito, nella dura realtà quotidiana di un universo, quello inglese, che noi crediamo totalmente diverso, ma che, in realtà, non ha niente da invidiare alle nostre peggiori periferie. Assolutamente consigliato.
Giudizio complessivo: 9
Buona visione,
Stefano Bertuccioli
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