Cado Dalle Nubi


Regia: Gennaro Nunziante




Checco è un ragazzo che vive a Polignano a Mare, piccolo paese pugliese nel quale cerca di sfondare come cantante.
Ovviamente in un paese così piccolo non ha possibilità alcuna di far successo e decide così di andare a trasferirsi per un po’ a Milano, da suo cugino Alfredo. Una volta lì scoprirà l’omosessualità del cugino e si innamorerà di Marika, una ragazza incontrata per caso ma che non ricambierà da subito l’amore del nostro cantante.


Parto col dire che questo non è il classico cinepanettone da quattro soldi che ci mostra per l’ennesima volta Boldi e De Sica che si prendono a parolacce. In questo caso, devo dire che Cado Dalle Nubi è stata una piacevole sorpresa, un film che ha determinato la fortuna di Zalone, non solo come cabarettista di Zelig, ma come personaggio cinematografico che riesce a superare ogni record d’incassi al cinema.

La sua formula vincente è data da un cambio di direzione rispetto alla deriva della comicità nella quale riversava il cinema italiano fino a qualche anno fa. Il suo senso dell’umorismo non è infatti legato alla fisicità, ma quasi unicamente alla sua parlata sgrammaticata e alle sue battute non sempre politically correct, ma davvero divertenti nella maggior parte dei casi.


A differenza dei cinepanettoni poi, possiamo notare che, in ogni suo film, si cerchi di dare importanza ad una tematica “scomoda” o considerata come un taboo dalla società; in questo caso l’elemento principale è l’omofobia e l’accettazione del meridionale in una famiglia leghista, in altri film vediamo l’infondatezza della xenofobia, l’importanza del rispetto nella famiglia e la visione del lavoro statale in Italia. Non sono forse tematiche particolarmente impegnate o complicate ma sono comunque difficili da trovare in una commedia con risultati così brillanti. 


Da un punto di vista tecnico invece il film non è certo qualcosa di imperdibile, anzi, è davvero anonimo e non riesce a emergere dalla massa (sotto questo aspetto ovviamente).

La colonna sonora, fatta eccezione per i divertenti brani cantati da Checco stesso, è davvero terribile ma per fortuna occuperà una parte marginale nella pellicola.

Un buon esordio cinematografico insomma, consigliato soprattutto a coloro che credono che il cinema italiano degli ultimi tempi sia solo spazzatura: ricredetevi.

Giudizio complessivo: 7.5
Buona Visione,

Stefano Gandelli



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