Autore: Gene Wilder
Ovvero, autobiografia di un genio.
Libro amaro perché, il giorno dopo averlo iniziato, il
mitico Gene Wilder purtroppo è stato ingaggiato a tempo indeterminato per
incantare i fortunati abitanti di qualche altra dimensione (o almeno mi piace
pensarla così, se posso fare uno
strappo al mio ateismo convinto).
L’ho letto quindi con una commozione ed un coinvolgimento
particolari, che non mi hanno però impedito di trovare la prosa di Gene,
probabilmente più a suo agio con le sceneggiature che con un romanzo, poco
scorrevole.
Nei primi capitoli si fa quindi un po’ di fatica a prendere
il ritmo, complice l’argomento che riguarda, come di prassi, il racconto della
vita familiare e quindi la sfera privata, la gioventù ed i primi tentativi
artistici.
Dopo pochi capitoli il racconto entra nel vivo, ovvero si
inizia a leggere di aneddoti relativi a teatri, nomi e film noti, e il libro
riesce finalmente a “prendere” il lettore.
Che dire? Era davvero un tipino strano, il nostro Gene, a
cominciare dal rapporto con le donne, descritto in modo tanto sincero da
sconfinare a volte nel cinismo; indubbiamente sicuro del suo talento e delle
sue capacità ma riconoscente sempre al caso, che lo ha voluto, come lui stesso
ammette, diverse volte al momento giusto nel posto giusto.
Insomma, il racconto di una vita abbastanza rocambolesca,
intervallato dai dialoghi con la psicologa a cui Wilder si rivolgeva per
risolvere l’ossessione che lo ha accompagnato per diversi periodi della vita (e
non vi dico qual è… e non la indovinerete mai a meno di non leggere anche voi
questo libro). Forse mi sarei aspettata qualche aneddoto comico in più, ma
tutto sommato sono contenta di aver approfondito la conoscenza di uno dei miei
miti.
Decisamente consigliato se avete amato Gene alla follia.