Regia: Pier Paolo Pasolini
Porcile è una delle pellicole di Pasolini più controverse ed è formata da due episodi, quello di Julian e quello del cannibale.
Episodio di Julian
Julian è un ragazzo di 25 anni, figlio di un ricco imprenditore dalle idee fasciste nella Germania dell’Ovest. A differenza del padre però lui non è interessato
né al capitalismo né a nient’altro, se non per un segreto amore che nemmeno la sua ragazza riuscirà a comprendere. Lei proverà a convincerlo a parlare ma lui può solo dire che la sua passione non è comprensibile e probabilmente è qualcosa di sbagliato, ma è l’unica cosa che lo fa stare bene.
Pian piano però questo suo amore segreto comporterà, specialmente per il padre, un vero problema, fino ad arrivare ad un tragico epilogo.
Questo episodio è ambientato quasi totalmente all’interno della Villa di famiglia, un ambiente che risulta molto sfarzoso ma allo stesso tempo desolato e vuoto: le stanze infatti saranno vuote, fatta eccezione per pochi oggetti di scena e il giardino della villa sarà molto spoglio, il tutto accompagnato da colori freddi con tinte che vanno dal grigio della villa al verde scuro della foresta adiacente alla stessa.
Il vuoto infatti, oltre alla scenografia, riflette anche l’animo del protagonista, incapace sia di obbedire che di disobbedire, un elemento passivo della società e reso infelice dai genitori, oppressivi ed autoritari. Pasolini così riesce a fare una critica nei confronti del potere (incarnato dal padre) e nei confronti di chi ha una mente chiusa e non è in grado di accettare il “diverso”, colui che decide di seguire le proprie idee ed allontanarsi dalla massa.
Da segnalare la presenza di un Ugo Tognazzi che interpreta un rivale in affari del padre, un uomo senza scrupoli ed interessato solo al denaro, lontano anni luce dalla spensieratezza di Amici Miei ma comunque in grado di stupire.
Episodio del cannibale
Siamo nel medioevo e un soldato si trova a vagare nell’arido ambiente attorno ad un vulcano (l’episodio è stato girato alle pendici dell’Etna) ed è costretto a cibarsi di piccoli animali, come farfalle e serpenti. Questo però non gli basterà più ed inizierà a praticare il cannibalismo, prima singolarmente e poi in gruppo assieme ad altri esiliati. La gente però inizierà a dargli la caccia e metterà in scena delle trappole per catturarli.
Questo episodio, a differenza del precedente, è senza dialoghi (fatta eccezione per una frase che verrà ripetuta come un mantra alla fine del film). Cosi come nel precedente episodio il tema dominante era il vuoto, cosi sarà anche in questo, infatti a quello della villa si sostituisce quello del vulcano: un’infinita distesa di cenere nera che si estende per chilometri.
Rispetto al precedente invece, in questo è presente (seppur in minima parte) della violenza esplicita in riferimento alle scene di cannibalismo ma tutto sommato niente di sconvolgente.
Ritorna ancora la tematica della solitudine e della negazione del diverso, in questo caso incarnato dal cannibale, che deve combattere contro la società per riuscire ad affermarsi senza però riuscire nell’impresa.
Per concludere, questo Porcile è un opera che riesce ad essere sporca e cattiva quanto basta, che punta a far riflettere piuttosto che a intrattenere, un preludio degno di nota al Salò ma senza violenza esplicita e un briciolo edulcorato.
Giudizio Complessivo: 7.9
Buona visione,
Stefano Gandelli
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