Regia: Hayao Miyazaki
Chihiro è una bambina che sta traslocando controvoglia assieme ai suoi genitori. Durante il viaggio sbagliano strada e si trovano di fronte ad un tunnel nel quale entreranno a piedi, sbucando in quello che sembra un vecchio parco giochi, ormai abbandonato. Il padre, facendosi guidare dall’olfatto, arriva in un ristorante apparentemente deserto ma con un ricco buffet a disposizione, tanto ricco che lui e la madre decidono di
abbuffarsi mentre Chihiro si allontana per fare un giro. Nel suo girovagare incontrerà Haku, un ragazzo che le ordina di andarsene, e così mentre la giovane protagonista torna dai genitori si renderà conto che questi sono stati trasformati in maiali. Presa dalla disperazione inizia a correre per il parco giochi, vedendo spiriti che viaggiano e si abbuffano e si accorge che mano a mano sta diventando invisibile. Haku però riesce a trovarla prima che scompaia del tutto e le da una bacca in grado di non farla scomparire; intanto le spiega che si trova in un impianto termale per gli spiriti e che i suoi genitori sono stati trasformati per punizione, per aver mangiato il loro cibo. L’unico modo che ha per salvarsi e per portare a casa i genitori è quello di trovare lavoro all’interno dell’impianto così da poter ripagare il debito, ma nulla è così semplice per un umano nel mondo degli spiriti.
Questo, tra i film di Miyazaki, è forse quello più conosciuto ed apprezzato, quello che più è riuscito a farsi conoscere nel mondo dell’animazione elevando l’anime da opera di serie B a capolavoro, al pari dell’animazione occidentale. Il film infatti ha vinto numerosi premi (tra cui l’Oscar, il primo assegnato ad un anime) ed ha aperto gli occhi al mondo europeo ed americano sulle potenzialità dell’animazione giapponese, alternativa altrettanto valida all’ormai colosso indiscusso Disney.
Tornando al film, si può dire che è stato concepito per un pubblico giovane, ma non per questo risulta scontato, noioso ed infantile. Molte delle tematiche trattate infatti sono rivolte al pubblico adulto, rendendo questo prodotto fruibile praticamente da chiunque. Il film infatti può essere inteso come un viaggio spirituale, una sorta di maturazione che trasforma Chihiro da bambina ad adulta, permettendole di scoprire sé stessa in un luogo a cavallo tra realtà ed immaginazione. Se in un primo momento infatti penseremo che si tratti solo di un sogno, Miyazaki ci garantisce che è realtà inserendo un paio di elementi a favore di questa tesi: le foglie sull’auto alla fine del film e il diverso elastico dei capelli di Chihiro. Il regista però gioca con lo spettatore, inserendo elementi comuni e noti così da creare una sorta di deja-vù, smarrimento che ci farà interrogare sulla reale situazione della piccola protagonista.
Miyazaki poi si pone un altro obiettivo: ripristinare le tradizioni nipponiche, specialmente nelle menti più giovani che per colpa della tecnologia stanno dimenticando le radici culturali. Per farlo, le architetture del film si rifanno in parte al periodo Meiji del Giappone ed i personaggi che popolano il mondo degli spiriti sono ispirati a quelli della mitologia nipponica. Il risultato è un ottimo mix tra presente e passato, tra occidente ed oriente, un mix esplosivo che regala un opera visivamente stupefacente, da lasciare a bocca aperta chiunque.
Un ultimo tema trattato e che vale la pena citare è quello ambientale, visto come critica all’industrializzazione che inquina il mondo, specialmente le acque. Durante il soggiorno di Chihiro alle terme infatti si presenterà il Dio del fiume sottoforma di ammasso di rifiuti, a simboleggiare la morte della natura e, allo stesso tempo, una speranza di redenzione e di recupero.
Insomma, questa pellicola è davvero fantastica e di sicuro uno dei migliori prodotti d’animazioni disponibili sul mercato. Un opera adatta a grandi e piccini, in grado di insegnare qualcosa ad ognuno di noi ed un ottimo modo per entrare in contatto con gli anime, nel caso qualcuno fosse scettico sulle effettive qualità del genere.
Buona Visione,
Stefano Gandelli
Trailer