Crash – Contatto Fisico


Regia: Paul Haggis



Di questo film se ne è discusso parecchio, soprattutto in merito alla vittoria degli Oscar e quindi chiariamo fin da subito: personalmente non mi interessano gli Oscar e penso che il valore di un film vada al di là della
vittoria o meno di un premio (tanto per dirne una, Titanic ha vinto 11 premi Oscar mentre 2001: Odissea nello Spazio solo 1).

Detto questo, partiamo dalla trama. O meglio, dalle trame. 


Questo film infatti non ha una vera e propria trama ma è un film corale con moltissimi personaggi ed ognuno avrà la propria storia da raccontare, il tutto nell’arco di un paio di giorni. Seguiremo la vita di un uomo che cambia le serrature e deve crescere la figlia in un quartiere malfamato, la famiglia persiana che tutti etichettano come “terroristi” e che deve riuscire a mantenere il negozio, il procuratore e sua moglie che vengono rapinati da una coppia di ladri di colore, questi due ladri che cercano di tirare avanti con piccoli furti, un cinese che viene investito, un poliziotto che molestia una donna di colore senza motivo, il marito di questa donna che deve sottomettersi al volere dei superiori bianchi e altre ancora.


A vederla così questa trama sembra davvero confusionale ma Paul Haggis riesce ad alternare le varie storie in modo saggio e vi garantisco che non perderete il filo conduttore della storia nemmeno per un secondo. 

Nel descrivere la trama infatti ho posto l’accento sulla nazionalità e sulla razza dei vari protagonisti non a caso: il film ci ricorderà ogni istante l’origine e a classe di appartenenza dei vari personaggi, specialmente per quanto riguarda la posizione della persona di colore in un paese come gli Stati Uniti. La critica che vuole muovere Haggis infatti verte sul fatto che la gente è abituata a pensare per stereotipi, spesso sbagliati, che portano ad incomprensioni ed a conseguenze disastrose senza nessun motivo.

L’incomunicabilità infatti è un altro elemento che viene mostrato, ad esempio nella scena della serratura nel negozio persiano. Non è un’incomunicabilità in stile Kim Ki Duk, qui infatti il protagonista non è il silenzio ma il dialogo tra sordi, tra gente che parla ma non è in grado di ascoltare.

Gli attori in scena sono tutti ottimi, nessuno escluso, e ognuno interpreta alla perfezione un particolare ceto sociale: Sandra Bullock è la moglie viziata e razzista del procuratore e Ludacris è il ragazzo di colore che ruba le macchine (ne ho citati solo un paio a titolo di esempio). La cosa particolare è che alla fine del film, nonostante alcuni personaggi facciano cose terribili, non riusciremo ad odiare nessuno. Ognuno avrà modo di redimersi e durante il finale avremo le idee confuse, perché non proveremo più verso i personaggi gli stessi sentimenti che magari provavamo mezz’ora prima e questo crea una situazione strana ma piacevole, non facile da trovare in giro.

Le tematiche quali solitudine, ingiustizie sociali e razzismo sono tematiche forti, forse un po’ scontate ma di sicuro sempre attuali e di forte impatto.

Che dire di questo Crash in conclusione? È un film fortemente americano sulle contraddizioni dell’America attuale, un film sul razzismo e sulla diversità ma che, in fin dei conti, offre un futuro speranzoso e una possibilità di redenzione per chiunque.

Un film da vedere almeno una volta nella vita, forse non un capolavoro ma un ottimo prodotto che va recuperato al più presto.


Giudizio complessivo: 8,5
Buona visione,

Stefano Gandelli



Trailer



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