Regia: Stefano Sollima
Trama iniziale
Siamo nell'autunno 2011, un periodo agitato per molte ragioni. Roma è in subbuglio su vari fronti: sia in Vaticano con un Papa che ha espresso ai suoi collaboratori l'incredibile intenzione di dimettersi dal suo ruolo (in realtà annunciata solo nel Febbraio 2013), sia al Governo sempre più sotto assedio per le fibrillazioni del mercato finanziario. Conseguentemente anche in Parlamento ogni provvedimento rischia di trasformarsi in una bomba.
In questo scenario esplosivo, irrompe fragorosa una morte improvvisa che comprometterebbe un deputato, membro della maggioranza e attivo in una delicata commissione. Nella fretta di sbarazzarsi del cadavere commette qualche imprudenza e da lì nascerà una spirale di morte che coinvolge tutte le anime criminali della città.
Dovrà quindi cercare un aiuto, e lo troverà nel Samurai, l'ultimo reduce della Banda della Magliana. In cambio della sua protezione e per rimediare al suo errore, dovrà prestarsi a portare avanti gli interessi delle famiglie mafiose del Mezzogiorno, di cui lui è il rappresentante. Intanto si fa sempre più vicino il misterioso 'giorno dell'Apocalisse'..
Recensione no-spoiler
Ambientato nello stesso universo de Romanzo Criminale, Stefano Sollima ha potuto lavorare di nuovo sulla materia in cui senza ombra di dubbio riesce meglio. Suburra infatti è tratto dall'omonimo libro del 2013, scritto da Stefano Rulli e Sandro Petraglia, che racconta odierne ma posticce guerre di potere nella capitale. Come ci si potrebbe aspettare, per alcuni aspetti differisce dal testo originale.
Sollima infatti ha voluto mettere in scena una storia impersonale: manca un vero e proprio protagonista, anzi, parafrasando il Samurai, si potrebbe dire che un personaggio principale in realtà c'è, ed è Roma. Ha poi deciso di inserire un parallelismo con le vicissitudini in vaticano, a mio parere una scelta non condivisibile vista la superficialità con cui è stata trattata.
Nel complesso ci troviamo comunque di fronte a una quanto mai attesa rinascita del cinema nostrano, soprattutto in ottica internazionale. Dopo l'inaspettata sorpresa di Lo Chiamavano Jeeg Robot, questo Suburra rappresenta sicuramente la più valida pellicola del nostro 2015. Due titoli di cui andare fieri in giro per i cinema del mondo.
Notevole la cura realizzativa, guardate soltanto nel video con quale maniacalità hanno realizzato le scene sotto la pioggia. Nonostante poi l'ampia presenza di personaggi e il montaggio serrato, persino lo spettatore meno attento riuscirà a seguire il film. Le comparse infatti rimangono tali, mentre le caratteristiche delle figure principali vengono svelate a poco a poco. E col tempo si dipana anche il fitto intreccio di relazioni tra di loro.
Quello che mi ha sorpreso è l'estremo realismo delle vicende, ma sopratutto delle fazioni messe in campo: partendo dalle famiglie mafiose meridionali (qui solo accennate), passando per i reduci della banda della Magliana (che infatti intrallazzano col Vaticano), fino ad arrivare ai giorni nostri con gli episodi di incendi sospetti a Ostia e con l'ascesa al potere dei Sinti, la famiglia degli Anacleti, che brillantemente emulano le gesta dei veri Casamonica.
Il tutto mi è sembrato fin troppo realistico, e la cosa mi ha agghiacciato. Per capire al meglio i risvolti della trama bisogna dunque conoscere un minimo la realtà romana: astenersi perditempo. Chissà cosa possono capirne gli stranieri, fortuna che almeno loro hanno a disposizione i sottotitoli :P.
Consigliatissimo agli amanti di storie torbide e con tanti tanti spargimenti di sangue; sconsigliato vivamente a chi non capisce una parola di dialetto romano.
Giudizio complessivo: 7.9
Buona visione e alla prossima,
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