Regia: James Wong
Lo ammetto senza vergogna, il carrozzone Final Destination mi ha sempre divertito, pur non trattandosi chiaramente di un capolavoro, ma riuscendo ad intrattenere in maniera soddisfacente in quasi tutti gli episodi che son stati girati (direi 5 fino ad oggi). Voglio partire commentando questo primo capitolo, probabilmente il meglio riuscito e sicuramente quello maggiormente da premiare data l’originalità; tutto è partito da qui infatti e chissà se si è davvero concluso.
La storia la conoscete benissimo e quindi non vale la pena dilungarsi troppo; il concetto chiave del film è che “Alla morte non si scappa”, per cui i superstiti della tragedia aerea accaduta nelle prime fasi, si dovranno sudare cara una pellaccia che non sarà così semplice da portare a casa (e infatti chissà se tutti riusciranno nell’impresa). Cito a tal proposito una delle frasi pronunciate dal genitore di uno dei ragazzi (il protagonista tra l’altro mi pare di ricordare) che, prima dei saluti pre-partenza ricorda al figlio “Goditi la vita ragazzo, che è tutta tua”, una profezia ormai tipica dei film di questo genere e abusatissima nell’ultimo periodo.
La scena dell’aeroporto è molto valida a mio avviso, introduce molto bene il film ed è di grande effetto per il modo in cui accade, tra lo stupore generale e le schermaglie che si vengono a creare tra i sopravvissuti. E poi ci sono loro, le vere protagoniste del film… le morti. E si perché proprio la morte è la star indiscussa ed è introdotta e rappresentata molto bene, in particolare quando segue i ragazzi (e la prof!) da vicino come se stesse riprendendo lei in prima persona, avvalendosi anche di effetti sonori apprezzabili che riescono bene nell’intenzione di aggiungere un po’ di pathos alla faccenda.
Le uccisioni sono creative e piacciono, particolare comune a tutta la saga. Tra tutte quella che preferisco è senz’altro la prima all’interno della vasca da bagno, anche per come viene apparecchiata, con il fluido che avanza implacabile sul pavimento e l’inevitabile conclusione avvenuta dopo una vana lotta contro il destino.
Avrei però preferito che si osasse un po’ di più in questi momenti, spingendo maggiormente sul tasso gore e mostrando qualche effettaccio in più, che avrebbe sicuramente giovato alla situazione. Il piano della morte per il resto si realizza piuttosto bene, non ci sono troppe cadute di sceneggiatura e il ritmo è soddisfacente.
Il finale piace anch’esso, chiude bene il cerchio e ci sta.
Giudizio complessivo: 7
Buona visione e alla prossima,
Luca Rait
Trailer