Regia: Simone Gandolfo
Alla fine mi tocca giudicare come insufficiente questo Evil Things e lo faccio con un po’ di rammarico per diverse ragioni.
Innanzitutto si tratta di un prodotto made in Italy, nonché opera di esordio di un regista giovane come Simone Gandolfo e realizzato per altro con scarso budget a disposizione ed in questo senso mi viene sempre da avere un occhio di riguardo per queste realizzazioni, considerando anche molte porcherie d’oltremanica realizzate con ben altri mezzi e possibilità.
L’idea poi mi aveva stuzzicato non poco, con il Blog “Cose Cattive” sicuramente interessante e tecnicamente non così impossibile da vedere ai giorni nostri e i primi video mostrati subito nelle prime battute che quantomeno promettono bene.
Ben presto però cominciano a manifestarsi i primi problemi, a cominciare da una scarsa sopportabilità dei personaggi che, aggiungendo una discreta coglionaggine alla loro non eccessiva simpatia, non aiutano a far decollare la situazione. Aggiungiamo a questo un’esasperazione di tutti i cliché presenti nei film thriller/horror, quali per esempio l’assenza di campo per i telefoni, gli abitanti ostili, la casa isolata ecc ecc… ed ecco che i pioli su cui si erano saldate le prime buone impressioni cominciano a scricchiolare pericolosamente.
La voce del Maestro, in puro stile Jigsaw, non dispiace anche se il plagio è quasi sullo stesso piano di quello di Michael Jackson nei confronti di Al Bano e testimonia come il giovane regista abbia senz’altro visto la saga di Saw e ne abbia saccheggiato molti degli elementi caratteristici. Ed in questo senso, pur perdendo di originalità, non sarebbe stato male continuare su quella strada lì, anche in virtù di una regia discreta e di alcuni effetti che piacciono, così come piace molto la scena in cui il gioco parte e tutti sono collegati a vederlo, dai ragazzini in camera da letto fino al manager sul posto di lavoro, sottolineando bene come la guardonaggine sia chiaramente una delle peculiarità del genere umano contemporaneo.
Da qui però il film comincia a perdersi definitivamente, a partire dalla scena della fossa. La storia comincia a non stare più in piedi e le improbabili citazioni del villain di turno (molto discutibile quando inizia a svelarsi) spesso fanno addirittura ridere. Anche la sua storia non convince ed oltretutto in breve tempo riesce a trasformarsi perfino nel re dei coglioni, facendosi scappare un po’ tutti a turno e prendendo decisioni che francamente non hanno alcun senso.
La parte centrale inoltre risulta assai noiosa, mentre quella finale addirittura confusa e pasticciata. Quei pochi secondi poi dopo i titoli di coda non vogliono dire assolutamente nulla e soprattutto non aggiungono nulla, servendo solo a concedere un breve cameo a Luca Argentero, che ha contribuito alla produzione del film e non si è negato una piccola comparsata.
Una menzione particolare voglio riservarla però alla brava Marta Gastini che, nei panni della problematica Nina/Ariel, non se la cava affatto male, ma purtroppo non basta.
Non sufficiente, peccato.
Giudizio complessivo: 5
Buona visione e alla prossima,
Luca Rait
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