Regia: Gil Kenan
Trama iniziale
Un'umanità senza speranza ripone i suoi ultimi sforzi nella creazione di una città sotterranea che consenta al genere umano la sopravvivenza, essendo il mondo in superficie ormai inospitale. Un gruppo delle migliori menti escogita dunque un piano segreto e lo ripone in una valigetta molto speciale. Essa contiene delle informazioni estremamente preziose e va custodita di mano in mano esclusivamente al sindaco della città. Si aprirà soltanto allo scadere del timer, ovvero passati 200 anni dalla sua chiusura, ma a un certo punto, con il settimo sindaco, la catena si interrompe e si perde quella conoscenza fondamentale che doveva essere tramandata di generazione in generazione.
Passano così numerosi decenni, finché la comunità sotterranea si trova ormai allo stremo: le costruzioni versano in uno stato di degrado, le tubature non vengono più sostituite da una vita e la corrente elettrica viene erogata con sempre meno continuità. Insomma il generatore idroelettrico sta per collassare e scarseggiano pure i viveri messi da parte e si prospetta quindi un blackout eterno, che costringerà al buio più totale i poveri abitanti. Nessuno infatti si avventura oltre i confini della città, oltre ad essere proibito è alta la probabilità di incontrare prematuramente la morte.
Grazie a un'insolita eredità familiare però la piccola Lina Mayfleet trova qualcosa, e pian piano ricostruisce quel misterioso lascito dei costruttori di Ember. Con l'aiuto dell'addetto alle tubature Doon cercherà una via di fuga che metta in salvo la popolazione, trovando un ostacolo nell'attuale sindaco, che pensa solo al proprio tornaconto..
Recensione no-spoiler
Come definire una storia che ti fa rimpiangere di non essere più un bambino sognatore? Deliziosa. Altro non potrei aggiungere. Tratto dal romanzo per ragazzi La Città Di Ember di Jeanne DuPrau, non eccelle certo per l'originalità ma sicuramente per la solidità. Sollevo qui un forte disappunto per la traduzione italiana del titolo che come al solito svia il distratto potenziale spettatore da quella che è realmente la trama. "Il mistero della città di luce" fa infatti presagire a qualcosa di mistico, nulla di più distante dalla realtà. Questa è una storia coi piedi ben piantati e con un grande sforzo intellettuale dietro.
La narrazione parte subito con buon ritmo e mantiene sempre una notevole lucidità, aspetto che talvolta non viene molto preso in considerazione in lavori di questo tipo. Non si presentano neanche i protagonisti, li conosciamo man mano che si susseguono le vicende. Si capisce quasi subito che la sceneggiatura è tratta da un libro, vuoi perchè una struttura così ben congeniata non viene scritta in due giorni, vuoi perché nei frequenti blackout i personaggi continuiamo a vederli ma non riescono a farlo tra di loro, tipico esempio dove il mezzo cinematografico va in cortocircuito.
Anche qui vige un sistema sociale basato sulle caste lavorative, già esplorato un po' ovunque, basti pensare anche solo a Divergent. Qui però non si segue l'inclinazione personale, bensì la scelta è dettata dalla sorte. Un metodo che garantisce la piena democraticità, ma che io personalmente non adotterei mai per il rischio di ottenere lavoratori insoddisfatti. Tant'è che la città cade a pezzi, e la decadenza costituisce appunto il fulcro della critica morale che sta dietro alla storia.
Vengono infatti via via tutti i comportamenti deplorevoli che una società ormai destinata al collasso può far nascere: cupidigia, avidità, invidie, tutto pur di accaparrarsi le ultime briciole. Non manca anche un sottile, ma interessantissimo giudizio negativo su come le persone subiscano tali soprusi: semplicemente non se ne accorgono, e continuano ad acclamare i propri aguzzini. Soprattutto per questo motivo è una pellicola che raccomando a tutte le età visti i diversi piani di lettura.
Consigliato agli amanti delle storie profonde, anche in senso letterale; sconsigliato ai claustrofobici o ai perfezionisti, in una cavità sotterranea l'aria fresca, l'ordine e la pulizia non rientrano proprio nelle priorità della gente.
Giudizio complessivo: 7.2
Buona visione e alla prossima,
Bikefriendly
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