Regia: Ramin Bahrami
Trama iniziale
In una zona di Orlando, in Florida, il lavoro inizia a scarseggiare e le paghe non arrivano più regolarmente come un tempo. Il giovane padre Dannis Nash si ritrova così a non poter più pagare il mutuo per la casa in cui vive da tutta una vita. Viene quindi brutalmente cacciato via da un agente immobiliare che lavora per conto dell'istituto bancario. Si ritrova a dover mantenere un figlio e una madre, senza un lavoro né un'abitazione.
Ma, oltre al danno arriva la beffa quando scopre che durante il trasporto dei suoi beni uno degli scagnozzi del perfido agente si è accaparrato i suoi attrezzi da lavoro che gli avrebbero consentito una speranza per il futuro. Decide così di affrontarlo a muso duro, ma tutto quello che riceve è una proposta di lavoro indecente dall'unica persona che in questo periodo sta guadagnando soldi..
Recensione no-spoiler
Quanto sono rari questi film così ben riusciti, che parlando di tematiche sociali con la giusta crudezza, ma anche con l'opportuna efficacia. Finora non ho visto mai nessun altro film che trattasse in maniera cosi diretta il tema della crisi immobiliare. Quindi non dagli uffici degli speculatori, non dietro la scrivania di qualche contabile, ma andando a sviscerare il dramma umano dei pignoramenti e degli sfratti. Una qualità e un'episodio simile li ho visti solo in ACAB - All Cops Are Bastards, che però costituisce giusto una scena.
La scarsità di contenuti simili mi fa riflettere su come queste problematiche siano lontano dai fasti del mondo del cinema: per riuscire ad affrontare tematiche del genere bisogna avere il fegato e quindi il mio plauso va al regista Ramin Bahrami, che ha pure scritto la storia, e agli attori che si sono prestati per un ruolo così difficile da interpretate realisticamente. Anche se pochi ci avranno fatto caso, la chiave di lettura del film viene fornita all'inizio, quando i due bambini notano come l'Australia somigli alla forma degli USA al contrario. Lo sceneggiatore vuol far comprendere come oggi tutto appaia capovolto, elemento ripreso anche nella spiegazione di come uno che consegnava le case oggi lavori per toglierle.
Michael Shannon |
Per chi non abita poi nella presunta terra dalle mille opportunità sembra strana anche l'ossessione degli statunitensi nei confronti della propria casa mono-familiare, intendendo sia il loro attaccamento a uno status simbol che quasi nessuno si potrebbe permettere sia la loro aggressività ogniqualvolta avvertono una minaccia. Capisco che girino persone con la pistola nella fodera nella gamba, ma da qui a insultare e a minacciare chiunque ti si pari davanti in maniera un po' sospetta, ce ne vuole.. Per non parlare dei continui richiami alla violazione della proprietà, ecchessarammai!
Tecnicamente 99 Homes risulta valido, nonostante lo scarso budget a disposizione (circa 5 milioni di dollari): si può notare ad esempio nel tremolio della camera, che a dirla tutta rende tuttavia l'immagine ancor più verace. Non dovrei neanche sottolinearlo, ma le interpretazioni di Andrew Garfield e di Michael Shannon valgono da sole la visione.
Consigliatissimo ai cultori del genere drammatico-sociale, che quasi si avvicina a un documentario da tanto sembra reale; sconsigliato a chi vuole passare una serata senza troppi pensieri ed emozioni.
Giudizio complessivo: 7.8
Buona visione e alla prossima,
Bikefriendly
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