Regia: Joy Roach
La storia è nota, perché di fatti storici si tratta: Dalton Trumbo è stato uno dei '10 di Hollywood': 10 tra registi e sceneggiatori, iscritti al partito comunista americano, o comunque di idee radicali, finiti sotto accusa dalla commissione per le attività anti-americane
presieduta dal senatore repubblicano Mc Carthy, e che si rifiutarono di deporre davanti ad essa, finendo quindi per perdere il lavoro ed essere incarcerati per oltraggio al Congresso.
Interessante documento storico che, seppure un po’ romanzato, interpreta molto bene il clima che si era instaurato in America, e soprattutto ad Hollywood, all’epoca del famigerato maccartismo. Troviamo quindi, tra i più convinti sostenitori di questa moderna caccia alle streghe, personaggi del calibro di John Wayne e Ronald Reagan, mentre scopriamo con grande piacere (per fortuna alcuni miti rimangono tali!) che Bogart e la moglie Lauren Bacall partecipavano per solidarietà agli scioperi indetti dal personale che lavorava per le grandi case di produzione.
Il film è incentrato sulla figura di Trumbo, sceneggiatore all’epoca tra i più noti e pagati di Hollywood, e sulla sua crociata per il diritto alla libertà individuale sancito dal primo emendamento della Costituzione americana, raccontandone le vicissitudini giudiziarie, lavorative e familiari, in modo forse un po’ agiografico (ma è una pecca che si riscontra in molti film biografici), ma non tralasciando gli aspetti più spigolosi del suo carattere.
La storia è raccontata in modo avvincente, i dialoghi brillanti ed i personaggi bene tratteggiati ed altrettanto bene portati in scena, da Bryan Cranston nel ruolo di Trumbo, a Diane Lane che interpreta la moglie Cleo, senza dimenticare le apprezzabili prove di Helen Mirren (l’odiosa Hedda Hopper) e John Goodman (Frank King).
Film molto classico come impostazione, punteggiato da brevi filmati d’epoca ed interessante in quanto riprende volti e film molto noti e ne svela aspetti conosciuti forse solo ai cinefili incalliti (alzi la mano chi sapeva che la sceneggiatura vincitrice di un oscar di Vacanze romane era stata scritta proprio da Trumbo, usando come prestanome l’amico Ian McLellan Hunter).
Consigliatissimo.