di Edna O'Brien
Confesso subito la mia ignoranza: scrittrice a me sconosciuta e libro comprato d’impulso, per la copertina che mi ispirava. E non è andata male.
La storia non ha niente di originale: due ragazze quattordicenni di un bigottissimo paesino della cattolicissima Irlanda hanno “fame di vita” e si trasferiscono in modo un po’ turbolento (ma neanche troppo) nella grande città: Dublino.
In contrapposizione all’ambiente da cui fuggono (il loro paese natale ed il collegio di suore), bigotto, severo e chiuso, ed agli adulti, intrappolati in vite spesso infelici e come costretti dall’ambiente in cui hanno vissuto tutta la loro vita, Baba e Caithleen rappresentano il sogno di libertà, sessuale ed affettiva, delle ragazze della loro generazione, in un periodo storico ed in un paese in cui questo sogno “non s’aveva da fare”.
I contenuti che hanno suscitato grande scandalo all’epoca della pubblicazione del libro (1960), rivisti con l’ottica attuale, fanno francamente sorridere e bisogna sforzarsi molto per immedesimarsi in un lettore (o forse meglio una lettrice) dell’epoca e rimanere “scossi” dalla realtà descritta.
Probabilmente un libro che susciterebbe diverse emozioni se letto a 14 anni, almeno per me: a quell’età la ribellione, sotto qualsiasi forma ed in qualsiasi modo fosse raccontata, era pane per i miei denti. Passati i 40 la prospettiva cambia… ed aggiungo purtroppo (se lo avete letto in gioventù, provate a rileggere On The Road se non mi credete).
Ciò non toglie che il libro sia scritto (e tradotto) veramente molto bene; rappresenta in modo crudo uno spaccato della realtà irlandese degli anni ’60, mostrando ciò che è celato dietro all’ipocrita facciata di un paese ultracattolico: genitori alcolizzati e violenti, matrimoni d’interesse, infelicità coniugale.
Il tutto raccontato con grande naturalezza in prima persona, con il tono sognante e prettamente adolescenziale di una delle protagoniste, la più timida e remissiva delle due, Caithleen, che nello svolgimento della storia inserisce in modo direi perfetto e mai stucchevole od esagerato ogni minimo particolare su persone, ambienti, vestiti, profumi, come farebbe veramente una ragazzina nel proprio diario.
Un bel libro, quindi, che merita essere letto: in primo luogo come documento di un’epoca ed un paese molto particolare, e se non altro per rifarsi un po’ gli occhi sulla prosa “d’altri tempi”, che io trovo sempre gradevole anche a prescindere dall’eccezionalità della trama.
Scopro infine che la O’Brien è un’autrice molto prolifica, ma purtroppo molte delle sue opere non sono state tradotte in italiano; sono intenzionata comunque a finire, prima o poi, la trilogia iniziata con questo libro, che comprende anche La Ragazza Dagli Occhi Verdi e Ragazze Nella Felicità Coniugale.
Buona lettura e alla prossima,
Iliana Pastorino
Iliana Pastorino
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