Sette Anni In Tibet



Regia: Jean-Jacques Anneau
Autobiografia: Heinrich Harrer


Trama iniziale

Viene qui raccontata la storia (o meglio l'autobiografia) di Heinrich Harrer, intrepido quanto presuntuoso scalatore austriaco che durante la WWII partecipò a una
cordata nazista alla conquista del Nanga Parbat. Impossibilitati dalle cattive condizioni meteo, scendono a valle dove li aspettano i soldati della Regina per arrestarli. Da qui inizierà la spasmodica ricerca di libertà per raggiungere la patria dove ad attenderlo dovrebbe trovare la sua donna ormai madre..


Recensione critica
Ho particolarmente apprezzato l'assenza di tempi morti e di scene un po' leziose, portandoti così fin da subito nel vivo della vicenda. Ovviamente il ritmo incessante non può durare per tutto il film, e anche qui c'è la mia approvazione. Tuttavia la storia non è delle più appassionanti né delle meglio raccontate: si sente molto la derivazione dall'autobiografia, è tutto molto meccanico e anche poco intimo. 

In soldoni è un tipico viaggio di formazione, dove il protagonista all'inizio è spaccone e arrogante e piano piano diventa più dolce del miele. Le scene del campo di prigionia sono buone ma infinitamente peggiori rispetto a The Way Back, che consiglio molto di più. Il parallelismo con le vicende del Dalai Lama non mi ha poi molto convinto, anche se realmente avvenuto..


Consigliato a tutti gli amanti del Tibet e della sua libertà e autonomia; sconsigliato a chi non va a genio il genere.


Giudizio complessivo: 6.8
Buona visione e alla prossima,

Bikefriendly



Trailer





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